Firenze, 2 settembre 2024 – Giovedì nel giardino della sinagoga di Firenze si terrà il suo primo concerto dopo i fischi ricevuti a Livorno a fine luglio dagli attivisti pro Palestina. Quella della cantante israeliana Noa è stata un’estate di musica e impegno. L’artista riparte proprio da qui: lavorare per la pace.
Noa, tanti applausi ma anche qualche contestazione pro-Palestina. Che bilancio fa?
"Mi è dispiaciuto che i manifestanti a Livorno abbiano scelto di creare un’atmosfera di divisione, rabbia, violenza, purtroppo non ascoltando ma cercando solo di disturbare. Trenta persone hanno imposto la loro volontà anche alle migliaia di persone che volevano ascoltare la musica: preferisco la connessione, non la divisione. Tutti vogliamo la stessa cosa: libertà, pari diritti, opportunità e pace. Io le voglio per Israele e Palestina, due Paesi che vivano fianco a fianco.
A Firenze canterà nel giardino della Sinagoga. Perché questa scelta?
"Sono stata così felice di essere stata invitata dalla comunità ebraica di Firenze. Sono consapevole della vulnerabilità, della paura, che si è impadronita delle vite di molti ebrei e sono qui per portare amore, luce, speranza e una visione per un futuro condiviso, ai miei compagni ebrei e israeliani, ai miei amati amici italiani, ai miei vicini palestinesi, ai cari europei per i quali canto da 30 ann".
La situazione a Gaza peggiora. E Israele sembra avere sempre più nemici. Come fare?
"L’unica via d’uscita è, come dicono i Beatles, ‘a little help from our friends’ : abbiamo bisogno di americani, europei, della Uae (United Arab Emirates) e della Ksa (Kingdom of Saudi Arabia), di qualsiasi Paese moderato che cerchi pace e capisca l’importanza di un Medio Oriente stabile. Dobbiamo trovare un accordo, restituire gli ostaggi, fermare la guerra, far entrare forze palestinesi moderate e forze internazionali per sostituire Hamas, sostituire l’attuale governo israeliano, ricostruire Gaza e Israele e cercare un accordo che porti alla pace, una soluzione per due Stati. Questa è la strada. Possiamo? Sì, possiamo e dobbiamo farlo. L’elezione di Kamala Harris sarà un passo avanti molto importante".
Lei sa cosa vuol dire dormire col fucile sotto al letto. Chi vede la tv come fa a capire una realtà con 40mila morti palestinesi e la richiesta di abolire dello Stato d’Israele?
"La situazione è complicata, non c’è modo di semplificarla. E i social media sono un problema, perché cercano di creare situazioni sensazionali: social media e i media tradizionali sono assetati di sangue, invece di essere un catalizzatore per il bene, per la compassione. E tutto per alimentare il mostro dell’avidità. Una volta ho visto un documento sul conflitto israelo-palestinese, intitolato Verità contro verità: ed è vero. Entrambe le parti hanno la verità nelle loro storie, o narrazioni, aspirazioni e sogni. Dobbiamo rispettarlo. Il mio approccio? Riconoscere, scusarsi, condividere. Questo è ciò che dobbiamo fare. Dobbiamo piangere insieme e ricostruire non solo case e infrastrutture, ma anche fiducia e sogni".