Martedì 12 Novembre 2024
BEPPE BONI
Esteri

Interventisti e pacifisti. Unione divisa al voto: i rapporti con Mosca pesano sulle alleanze

Aiuti finanziari e militari, truppe sul campo: governi e partiti su fronti opposti. Lo storico francese Darnis: "C’è dibattito perché non temiamo invasioni"

Roma, 29 maggio 2024 – L’ipotesi di utilizzo delle armi fornite dall’Occidente a Kiev per colpire obiettivi all’interno della Russia agita il gioco nel campo della politica con ondate che hanno effetti diversi a seconda delle scogliere sulle quali si infrangono. Se in Italia il dibattito sui razzi e missili con targa Nato che Kiev potrebbe spedire oltre frontiera sta avendo l’inaspettato risultato di unire, pur con sfumature diverse, maggioranza e opposizione con un no deciso, in Europa crea divisioni. E Vladimir Putin alterna così una silenziosa soddisfazione alle solite dichiarazioni di facciata in diretta tv che evocano una guerra mondiale.

Vladimir Putin, presidente della Russia
Vladimir Putin, presidente della Russia

Eppure si rafforza il fronte dei Paesi membri del club Nato che danno l’ok all’ipotesi lanciata dal segretario generale Jens Stoltenberg. La Francia, sempre svelta a mostrare i muscoli, ha trascinato con sè la Germania, in prima battuta più titubante, la Polonia ha detto subito ok, seguita dalla Finlandia mentre ieri si è aggiunto il Canada. Gli Stati Uniti da giorni strizzano l’occhio alla possibilità di togliere le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma. Secondo il Washington post il presidente Joe Biden sta valutando seriamente la revoca delle limitazioni poste a Kiev all’utilizzo delle armi americane da usare contro la Russia. Bombe e razzi a parte, questa turbolenza potrebbe scuotere e forse influenzare alleanze ed equilibri in Europa con le elezioni alle porte.

Armi da usare in Russia, la posizione dei Paesi Ue
Armi da usare in Russia, la posizione dei Paesi Ue

Gli analisti però non sono compatti nel valutare cosa potrebbe succedere con la roulette elettorale. Jean Pierre Darnis, docente di Storia contemporanea alla facoltà di Scienze Politiche della Luiss Guido Carli e professore ordinario all’Université Côte d’Azur (Nizza), è uno di coloro che sembrano meno preoccupati dei contraccolpi elettorali. "Credo che le diverse posizioni dei Paesi Nato sulle armi in funzione offensiva contro la Russia influiranno marginalmente sull’appuntamento europeo. I cicli elettorali sono meno condizionati dagli eventi internazionali e obbediscono a logiche più interne".

Con la situazione vista da un’altra prospettiva, c’è chi ipotizza perfino che possa crearsi una nuova maggioranza proprio a causa delle diverse posizioni sulla guerra in Ucraina. Dubbi per ora senza risposte certe. Eppure il rapporto con Mosca potrebbe davvero cambiare le carte in tavola e dare un volto nuovo, anche se non ribaltato, all’Europa. Darnis è ottimista. "I presupposti di un sostegno all’Ucraina molto forte ci sono già e di fronte all’aggressione di Mosca ora anche i tedeschi sono d’accordo nell’agire per togliere ai russi la possibilità di colpire obiettivi civili. In ogni caso in Europa prevale l’idea di una posizione comune con equilibri abbastanza stabili anche se ci sono Paesi più interventisti di altri". Certo che chi infilerà la scheda nell’urna in qualche modo non potrà non tenere presente le diverse posizioni dei partiti sul nodo ucraino. Secondo un sondaggio di Eurobarometro oltre tre quarti dei cittadini Ue (77%) sono favorevoli ad una solida politica di sicurezza e di difesa comune mentre sette su dieci (71%) concordano sulla necessità dell’Ue di rafforzare la capacità di produrre attrezzature militari e poco più di sei su dieci (69%) appoggiano l’idea di una politica estera comune degli Stati membri. Ovvio che il sentimento che emerge da questo quadro è influenzato dalla guerra sull’uscio di casa. Quanto e come lo vedremo a breve. Tra timori e preoccupazioni per un vicino così pericoloso come la Russia questo aspetto investe soprattutto i Paesi baltici.

Soldati europei in Ucraina
Soldati europei in Ucraina

Il professor Darnis ha idee molto chiare. "L’Europa vuole essere felicemente divisa, ma nella prospettiva democratica e di difesa che la vede compatta nel non dover temere i pericoli di invasione come è successo in Ucraina. Se bisogna aiutare Kiev anche con ogni tipo di arma facciamolo". E le corse in avanti del presidente Macron non lo spaventano anche in una prospettiva elettorale. "Parigi ha una storia democratica di Paese interventista che contempla lo strumento militare in aiuto all’azione politica quando serve. E ciò fa parte dei dibattito. L’analisi strategica dell’Europa è però comune tra i Paesi membri che a loro volta possono dare una interpretazione diversa. Come la Francia appunto".

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