Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

L'intelligenza artificiale potrà leggere nel pensiero

Ricercatori giapponesi hanno creato un sistema capace, partendo dalle onde cerebrali umane, di ricreare immagini di ciò che una persona sta guardando o ricordando

Intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale

Roma, 11 gennaio 2018  - Il futuro come in molti pensano non sta bussando alle porte, ma le sta proprio sfondando. L'intelligenza artificiale, l'ultimo confine, che sta crollando tra noi e le macchine, sale di livello e si spinge fino alla lettura del pensiero dell'uomo.

E se i film di fantascienza inizieranno ad essere in ritardo rispetto alla realtà, lo si dovrà a un team di scienziati giapponesi che ha sviluppato un sistema capace, partendo dalle onde cerebrali umane, di ricreare immagini di ciò che una persona sta guardando o ricordando, siano queste di un oggetto, un animale, ma anche simboli astratti o lettere dell'alfabeto.

Il lavoro dell'equipe guidata dall'Università di Kyoto è stato pubblicato sulla piattaforma scientifica BioRxiv. Siamo ancora in fase sperimentale e per ora le immagini ricreate sono sbiadite ma già abbastanza aderenti a quelle "originali".

Impieghi e risvolti di una simile tecnologia non mancano, dalle nuove possibilità di comunicazione per persone disabili o a secnari più inquietanti come l'annullamento totale della privacy, come prospetta una delle serie tv del momento, Black Mirror. 

Il traguardo maggiore della tecnologia, spiegano gli scienziati, è stato quello di ricreare dal pensiero delle persone le lettere dell'alfabeto. I ricercatori sono partiti addestrando la rete neurale a riconoscere e ad associare alcune immagini naturali, come un gufo o un aeroplano, ai relativi segnali prodotti dai cervelli dei volontari che le guardavano o le ricordavano. 

Il sistema è così stato in grado di ricreare simboli astratti, di forme e colori diversi, mostrati ai volontari. Il modello è stato addestrato solo su immagini naturali, ma è poi riuscito a ricostruire anche forme artificiali, dimostrando di essere realmente in grado di generare immagini dall'attività cerebrale, e non semplicemente di "indovinarle" per similitudine a esempi già noti.