Martedì 5 Novembre 2024

L'intelligenza artificiale potrà leggere nel pensiero

Ricercatori giapponesi hanno creato un sistema capace, partendo dalle onde cerebrali umane, di ricreare immagini di ciò che una persona sta guardando o ricordando

Intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale

Roma, 11 gennaio 2018  - Il futuro come in molti pensano non sta bussando alle porte, ma le sta proprio sfondando. L'intelligenza artificiale, l'ultimo confine, che sta crollando tra noi e le macchine, sale di livello e si spinge fino alla lettura del pensiero dell'uomo.

E se i film di fantascienza inizieranno ad essere in ritardo rispetto alla realtà, lo si dovrà a un team di scienziati giapponesi che ha sviluppato un sistema capace, partendo dalle onde cerebrali umane, di ricreare immagini di ciò che una persona sta guardando o ricordando, siano queste di un oggetto, un animale, ma anche simboli astratti o lettere dell'alfabeto.

Il lavoro dell'equipe guidata dall'Università di Kyoto è stato pubblicato sulla piattaforma scientifica BioRxiv. Siamo ancora in fase sperimentale e per ora le immagini ricreate sono sbiadite ma già abbastanza aderenti a quelle "originali".

Impieghi e risvolti di una simile tecnologia non mancano, dalle nuove possibilità di comunicazione per persone disabili o a secnari più inquietanti come l'annullamento totale della privacy, come prospetta una delle serie tv del momento, Black Mirror. 

Il traguardo maggiore della tecnologia, spiegano gli scienziati, è stato quello di ricreare dal pensiero delle persone le lettere dell'alfabeto. I ricercatori sono partiti addestrando la rete neurale a riconoscere e ad associare alcune immagini naturali, come un gufo o un aeroplano, ai relativi segnali prodotti dai cervelli dei volontari che le guardavano o le ricordavano. 

Il sistema è così stato in grado di ricreare simboli astratti, di forme e colori diversi, mostrati ai volontari. Il modello è stato addestrato solo su immagini naturali, ma è poi riuscito a ricostruire anche forme artificiali, dimostrando di essere realmente in grado di generare immagini dall'attività cerebrale, e non semplicemente di "indovinarle" per similitudine a esempi già noti.