Roma, 21 gennaio 2025 – L’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti non ha tradito le attese. Lotta all’immigrazione, pacificazione dei conflitti in atto, politica economica e dazi sono alcuni dei principali punti dell’agenda rispetto ai quali Trump non si è nascosto dietro un dito. Quali saranno i suoi prossimi passi? Ne abbiamo parlato con Michael Plummer, professore di International Economics alla Johns Hopkins University.
Professore, da dove partirà Donald Trump?
“Una priorità è l’immigrazione e credo sarà coerente con i suoi annunci. Poi c’è la politica commerciale. L’argomentazione dei dazi è stata forzata in campagna elettorale, credo che sarà meno aggressiva di quello che immaginiamo”.
Una delle questioni più delicate riguarda l’ambiente. Cosa possiamo aspettarci su questo fronte?
“Trump si era ritirato dall’accordo di Parigi in cui Biden è poi rientrato. Il ruolo degli Stati Uniti è importante per orientare le politiche globali, ridurre le emissioni e combattere l’effetto serra. Un tema che introduce la questione del rapporto con la Cina. Trump sarà duro, ma non credo che il mondo correrà particolari pericoli”.
E la storia di TikTok?
“Trump è un grande uomo di marketing, tra l’altro molto citato su questo social. Agli allarmisti va ricordato che la Cina detiene parte del debito pubblico Usa, oltre 800 miliardi in titoli di Stato”.
Un fattore che calmiera le relazioni, è così?
“Si, quella economica sarà una delle politiche di maggiore continuità. Dopotutto Biden ha seguito, su questo fronte, l’azione della prima amministrazione Trump”.
Anche sui dazi?
“Si, Biden ha seguito in generale la politica commerciale di Trump. E non è interesse di Trump fare nuove battaglie commerciali. L’Europa è molto interessata dalla questione e come continente ha strumenti per difendere i suoi prodotti. Trump ne terrà conto, anche per non lasciare spazio ai prodotti cinesi. Gli economisti dovrebbero essere più preoccupati per i conti degli Stati Uniti”.
Si riferisce all’indebitamento dei conti pubblici Usa?
“In questo momento gli Stati Uniti hanno un debito fiscale a piu’ di 6% del Pil. In campagna elettorale Trump dichiarava di voler aumentare varie spese e diminuire le tasse, sono decisioni che possono pesare sulle condizioni attuali del debito pubblico, considerato anche il peso dell’inflazione. L’inflazione peggiorerà anche a causa di un forte aumento di dazi, se arrivassero. Sulla politica estera sarà presente nella risoluzione dei conflitti. Ha detto di avere già un piano per l’Ucraina ma ho i miei dubbi. In Medio Oriente la questione è addirittura più complessa, anche per le divisioni interne al governo di Israele”.
E le dichiarazioni su Panama e la Groenlandia?
“Posso aspettarmi una politica commerciale più aggressiva. Ma estendere l’influenza su questi territori significherebbe intervenire militarmente, scenario chiaramente da escludere”.
Quali differenze tra il primo presidente e il Trump di oggi?
“Oggi arriva con più appoggio politico dal Paese più netto, con una squadra di collaboratori repubblicani per così dire più estremi dei precedenti”.