Londra, 11 novembre 2023 – Le macchine saranno spente fra poco. “Si preparano a staccare i supporti vitali”, le parole del papà riportate via agenzia poco prima delle 17. E’ questione di minuti e Indi Gregory non avrà più i tubi che entrano nel suo corpicino di 8 mesi con i trattamenti che la alimentano e la supportano nella respirazione. In definitiva, che la tengono in vita. Così hanno voluto i medici del Queen Medical Center di Nottingham, sostenuti dal tribunale a cui più volte si sono appellati i genitori della piccola paziente britannica che fino all’ultimo non si sono arresi. La bambina stamani ha lasciato l’ospedale ed è stata trasferita in un hospice dove avverranno le procedure (lo spegnimento dei macchinari era previsto per le 12). Non si sa quanto Indi potrà sopravvivere senza il supporto vitale.
"Indy Gregory per il momento è sopravvissuta all'estubazione e respira con la mascherina. Il protocollo prevede che la fornitura di ossigeno sia a tempo determinato. Prevede anche la sospensione delle cure e il divieto di rianimazione in caso di crisi. Seguiamo con apprensione". Lo scrive su X Simone Pillon, legale che ha seguito in Italia la famiglia della bimba, affretta da una grave e rara malattia mitocondriale.
Per i camici bianchi di Nottingham che hanno avuto in cura Indi, continuare con il sostegno alla bimba, affetta da un grave disturbo mitocondriale giudicato inguaribile, è accanimento terapeutico: Indi non ne ha nessun giovamento, anzi. Le cure palliative le causerebbero solo dolore. Posizione accolta come legittima dai giudici inglesi, che prima hanno autorizzato i medici a staccare la spina, poi hanno più volte rigettato le istanze di appello della famiglia Gregory. Come ultimo tentativo, Claire e Dean Gregory hanno provato a trasferire la loro bimba in Italia, a Roma, dove il Bambino Gesù l’avrebbe accolta, assistendola fino alla fine. Giorni fa il governo Meloni ha concesso alla neonata, in un consiglio dei ministri convocato di urgenza, la cittadinanza italiana, con la convinzione di facilitare l’iter giuridico e burocratico. Ma così non è stato. L’ultima sentenza è arrivata due giorni fa: il giudice ha confermato lo stop al supporto vitale.
Pro vita e il Papa
Così, il tempo dei ricorsi è finito. Non ci sono altre chance e i macchinari che tengono in vita la piccola verranno staccati dopo le 12 (ora italiana). Lo ha fatto sapere l'avvocato Simone Pillon che, insieme al portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus Jacopo Coghe, sta seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda, in contatto con i legali inglesi e la famiglia della piccola. "Abbiamo azionato ogni procedura dei trattati internazionali, abbiamo offerto trasferimento, cure, collaborazione. L'Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri", scrive su Twitter l’ex senatore.
Per Coghe, “la decisione dei giudici inglesi di procedere, nonostante la possibilità dell'ospedale Bambino Gesù di Roma di assicurarle le migliori terapie palliative e nonostante il conferimento della cittadinanza italiana, è una sconfitta per l'umanità, per la medicina, per la scienza e per la civiltà occidentale”.
Anche il Papa Francesco ha riservato parole alla vicenda di Indi. Il Pontefice “si stringe alla famiglia della piccola, alla mamma e al papà e prega per loro” mentre “rivolge il suo pensiero a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra''. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni.
Il ricorso d’urgenza del Codacons
In extremis ha intrapreso un’azione legale anche il Codacons, che stamani ha presentato un ricorso d'urgenza al Tribunale civile di Roma, chiedendo ai giudici di ordinare la sospensione dei distacchi dei macchinari che tengono in vita la bimba. “La decisione dell'Alta Corte Britannica che ha respinto i ricorsi dei genitori di Indi viola l'art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ai sensi del quale Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Violato anche l'art. 2 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo. Lesi anche gli artt. 2, 3 e 32 della Costituzione italiana che costituiscono il fondamento del diritto alla vita e della tutela della dignità umana, e la Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo (Dichiarazione di New York 1959)”.
Le parole di Beppino Englaro
Il caso di Indi Gregory “è un’altra tragedia della responsabilità che va chiarita a livello universale. Bisogna stabilire a chi spetta l’ultima parola”: sono le parole di Beppino Englaro, che per 17 anni condusse una battaglia legale per la sospensione della cure alla figlia Eluana, vittima di un incidente stradale nel 1992. “Sia chiaro - aggiunge Englaro - non voglio essere savio e insegnare niente a nessuno ma il mondo intero dovrebbe chiarire queste cose una volte per tutte e per tutti, e casi come questo non dovrebbero esistere. Ma so che è utopia pura”.
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