Domenica 4 Agosto 2024

Incubo guerra al Nord. Chiudono le ambasciate, stop ai voli dall’Occidente: "Andate via dal Libano"

Appello di Gran Bretagna e Usa: lasciate il Paese in ogni modo possibile. L’esercito ebraico rivendica l’uccisione di un membro di Hezbollah a Tiro.

"Lasciare il Libano subito, con ogni mezzo possibile": queste le drammatiche istruzioni impartite ieri dalle ambasciate di Usa e Gran Bretagna ai propri connazionali, mentre sale di continuo la tensione fra Hezbollah ed Israele dopo la uccisione a Beirut di Fuad Shukr, il comandante della milizia sciita e da decenni uomo di fiducia del leader Hassan Nasrallah. "Il conflitto è entrato in una nuova fase, non c’è dubbio che la nostra reazione ci sarà – ha avvertito Nasrallah. – E allora gli israeliani piangeranno".

Nel frattempo il Dipartimento di Stato ha annunciato l’invio di importanti rinforzi nella regione. Includono fra l’altro uno squadrone di jet da combattimento e navi da guerra con missili balistici, mentre la portaerei Lincoln ha avuto ordine di puntare verso il Golfo di Oman dove, nelle prossime settimane, sostituirà la portaerei Roosevelt. Il Pentagono ha deciso di mantenere una forte presenza in zona fino all’anno prossimo come deterrente nei confronti dell’Iran. Altri spostamenti di truppe Usa – provenienti da basi della coalizione internazionale nel Kurdistan – sono stati segnalati anche a Deir ez-Zor, in una regione situata nel nord-est della Siria. Le telefonate di coordinamento fra il segretario alla difesa Lloyd Austin ed il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant hanno assunto ormai un ritmo quotidiano.

Ieri nel Libano meridionale la aviazione israeliana ha eliminato un dirigente militare degli Hezbollah, Ali Abdel Ali. Poco dopo un drone israeliano ha provocato la morte di un cittadino siriano (ancora non identificato) in viaggio fra Beirut e Damasco. Ma in Israele tutti gli occhi sono puntati verso il nord nella attesa della ritorsione di Nasrallah, il quale – secondo fonti iraniane – potrebbe ordinare di colpire in profondità. "È possibile che cercherà di colpire installazioni di sicurezza nel centro del Paese", hanno previsto fonti militari citate dalla televisione israeliana. In ogni caso, hanno aggiunto, Israele farà tutto il possibile per non scivolare verso un conflitto totale: "Quello sarebbe appunto il sogno di Yahya Sinwar", il leader di Hamas a Gaza.

Dietro energiche pressioni americane, Israele ha ieri inviato al Cairo una delegazione ad alto livello per esaminare aspetti tecnici di un accordo per una tregua a Gaza. Il capo del Mossad David Barnea ed il capo dello Shin Bet Ronen Bar hanno discusso con la controparte egiziana possibili assestamenti sul confine fra Gaza ed Egitto e sul valico di Rafah. Dopo alcune ore sono rientrati a Tel Aviv dove anche ieri (malgrado il clima nazionale di allerta) si sono svolte manifestazioni di familiari degli ostaggi. Accusano apertamente il premier Benjamin Netanyahu di non volere – "per ragioni di convenienza politica, legate alla composizione del suo governo" – un accordo indiretto con Hamas che consenta la liberazione, almeno in parte, dei 115 ostaggi israeliani. Secondo diversi media, anche Barnea e Bar avrebbero raggiunto la medesima conclusione che in merito Netanyahu sia inamovibile. Netanyahu ha replicato assicurando di essere disposto a "percorrere una lunga strada" pur di recuperare gli ostaggi. "Ma non accetto di fare concessioni, solo per raccogliere applausi negli studi televisivi. Non accetto in alcun modo – ha insistito – che sul terreno si torni con Hamas alla situazione del 6 ottobre scorso".

Aldo Baquis