Non è stata ritrovata nessuna vittima nel parcheggio del centro commerciale Bonaire ad Aldaia. Le voci che parlavano di un "cimitero" avevano cominciato a circolare il giorno dopo l’alluvione della Generalitat di Valencia, mentre iniziavano le operazioni per pompare i quattro metri cubi di acqua che avevano sommerso l’intero parking sotterraneo, con una capacità di 1.800 posti auto (5.700 erano il totale di quelli disponibili in tutto il complesso). Sabato 2 novembre era stata eseguita una prima ispezione con una canoa. I sub dell’unità di emergenza dell’esercito avevano parlato di "un cimitero lì sotto". L’incursione di domenica con il gommone e i kayak alla ricerca dei corpi aveva però dato esito negativo. Nel pomeriggio di ieri l’annuncio del portavoce della polizia nazionale Ricardo Gutierrez ai cronisti dopo le verifiche dei sommozzatori: "Non è stata ritrovata alcuna vittima dopo aver ispezionato 50 veicoli ritrovati nel parcheggio del centro commerciale Bonaire".
CRISI METEOROLOGICA
Intanto i meteorologi annunciano che nella regione della Comunità Valenciana la crisi meteorologica che ha causato l’alluvione può darsi per conclusa, a parte la provincia di Castellòn ancora alle prese con le precipitazioni. Il presidente della Generalitat, Carlos Mazón, dispone l’inizio di una vaccinazione antitetano, ma deve anche fronteggiare la prima accusa di omissione di soccorso, presentata al Tribunale superiore di giustizia di Valencia da Iustitia Europa, un partito antiglobalizzazione e anti Ue. I reati ipotizzati vanno dall’abuso di potere all’omissione di soccorso, alla violazione della legge di protezione civile fino all’omicidio colposo plurimo per grave negligenza. Iustitia Europa ha denunciato anche il premier Pedro Sánchez e il ministro dell’interno Fernando Grande Marlaska.
LE ACCUSE A MAZÓN
Il presidente della Generalitat è accusato di non aver richiesto l’intervento dell’Ume fino a quando non si erano già diffuse le inondazioni: ovvero quello che aveva già detto la ministra della Difesa Margarita Robles. La prima allerta ai cittadini con messaggi sui cellulari è partita alle 20.11 del giorno dell’alluvione. Il governatore in un’intervista a radio Cadena Cope ha detto che alle 15:21, prima della "rivoluzione meteorologica" della Dana, aveva chiesto tutto l’aiuto possibile all’esercito. Mazón ha anche accusato la Confederazione idrografica di Jucar, che dipende dal ministero di Transizione Ecologica, di aver "disattivato tre volte l’allerta idrogeologica" martedì scorso e che il messaggio Es-Alert ai cellulari della popolazione delle aree colpite "è stato lanciato mezz’ora dopo l’arrivo dell’allerta alla Generalitat".
IL GOVERNO
Il governo spagnolo ha smentito ricordando che gli allarmi idrogeologici li lanciano i servizi di emergenza delle Regioni, mentre l’organo citato dal presidente trasmette i dati di pluviometria e il livello dei corsi d’acqua e non è deputato a disattivare allerte. E mentre la Guardia Civil identifica alcuni degli aggressori di Sánchez e dei reali a Paiporta e indaga su presunti collegamenti con gruppi di estrema destra, il generale dell’Ume Javier Marcos fa sapere di aver previsto "una morgue che ha una capacità per 400 morti" e che l’esercito "non può mai entrare in una zona di emergenza senza l’autorizzazione della comunità autonoma". L’ultimo bilancio delle vittime arriva a contarne 222, ancora imprecisato il numero di dispersi (le autorità hanno detto che la cifra di 1.900 circolata nei giorni scorsi è imprecisa) mentre oggi, ad eccezione dei quartieri più colpiti, riaprono le scuole. Sono stati dispiegati 8.000 militari e 10.000 agenti tra polizia e guardia civil, secondo gli ultimi dati fornito dal ministro spagnolo per le Politiche del territorio, Angel Víctor Torres. Ci sono ancora 3mila case al buio ma il 72% dei telefonini è tornato a essere collegato.