L’ombra della guerra in Ucraina si allunga sull’Europa con sempre maggiore insistenza. La data limite è il prossimo 20 gennaio, quando Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca e inizierà concretamente a mettere mano al suo programma di politica estera. Sulla carta, il futuro 47° presidente degli Stati Uniti, taglierà gli aiuti economici e militari a Kiev, cercando di perseguire una via diplomatica, non si sa però a quali condizioni e il timore di molti è che possa accettare una soluzione che per l’Ucraina equivarrebbe a una resa. Fino a quel momento, però, il problema più grosso ce l’ha l’Europa. Un ritiro degli Usa dalla partita pone Bruxelles davanti a importanti interrogativi e, come sempre, la Ue è spaccata sulla strada da intraprendere. La Francia è sicuramente quella più sul piede di guerra. Il presidente, Emmanuel Macron, aveva già ipotizzato l’invio di truppe nei mesi scorsi, scatenando una reazione furiosa da parte di Mosca.
Il quotidiano Le Monde ha rilanciato questa possibilità, soprattutto da quando, nelle scorse settimane, il primo ministro inglese, Keir Starmer si è recato in Francia in visita ufficiale. Secondo l’autorevole quotidiano francese, sarebbero in corso ‘discussioni tra Londra e Parigi sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l’obiettivo di creare un nucleo di alleati in Europa concentrato sull’Ucraina e sulla sicurezza europea in generale’. Da Mosca, per il momento, nessuna reazione scomposta. Anzi. Quasi a voler ironizzare, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando l’articolo comparso su Le Monde, ha spiegato che in Europa ‘non c’è un’unanimità’ sull’invio di truppe in Ucraina, ma ‘stanno emergendo alcune teste calde’. "Ovviamente – ha specificato Peskov – tali idee sono state espresse in passato da varie capitali, ma sono state espresse anche varie opinioni contrarie". Il riferimento va a quei Paesi, meno importanti della Francia, ma che hanno mostrato subito un aperto sostegno a Kiev e sono favorevoli al suo ingresso rapido in Ue e nella Nato, quindi soprattutto la Polonia e le Repubbliche Baltiche.
L’Italia, attraverso il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito con forza la sua posizione: sostegno a Kiev, ma nessuna partecipazione partecipazione attiva al conflitto. "Noi aiutiamo Kiev politicamente, finanziariamente e militarmente inviando aiuti, ma non manderemo soldati a combattere in Ucraina. Dobbiamo evitare l’escalation, la Russia sta assumendo gravi responsabilità facendo combattere soldati nordcoreani e arruolando Houthi e proxy dell’Iran".
La situazione attuale della sicurezza in Europa comunque – secondo la Nato – richiede "molti più soldati" di quelli al momento disponibili nei vari eserciti alleati o che "i nostri modelli attuali sono in grado di assicurare". Un alto funzionario ha precisato che è in corso un dialogo tra i vertici dell’Alleanza e le varie capitali per correre ai ripari ed aumentare i numeri, in linea con le esigenze dei nuovi piani regionali. "Gli alleati stanno realizzando che devono correggere i loro modelli ma il come dipende da loro", aggiunge le fonte, con varie opzioni come "coscrizione, coscrizione selettiva o riserve più ampie".
La Germania, intanto, ha iniziato a compilare un elenco di bunker che potrebbero fungere da luogo di riparo per i civili, nel caso ve ne fosse bisogno. Fra questi vi sono anche bunker risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. La lista sarà disponibile su una app in modo tale che ognuno possa trovare il rifugio più vicino. Non solo. Il governo ha anche consigliato alla popolazione la creazione di luoghi di riparo, riconvertendo in rifugi cantine e garage.