Roma, 23 febbraio 2023 - "Altri trenta secondi e saremmo morti". A parlare è Mattia Ghilardi, uno dei tre italiani feriti dopo l'incendio che ieri ha distrutto due hotel, un ristorante e alcune case del 'Barracuda Inn Resort' nella cittadina turistica di Watamu, in Kenya. Ghilardi, panettiere trentaseienne residente a Grosotto, in provincia si Sondrio, è ricoverato presso lo Star Hospital con ustioni gravi, ma non è in pericolo di vita. La cugina invece, originaria di Bergamo, è stata trasferita a Mombasa, dove le bruciature e i gonfiori al volto possono essere curati meglio.
Tutto è iniziato nella tarda mattinata di ieri, quando il forte vento ha allargato l'incendio scoppiato a Watamu fino al 'Barracuda Inn Resort' di cui è rimasto ben poco, mentre il resort attiguo, sulla stessa baia e anch'esso italiano, il 'Lily Palm', ha perso solamente il ristorante fronte mare. "Io e mia cugina saremmo dovuti tornare dal Kenya oggi - racconta all'Ansa Mattia Ghilardi -, e per paura di perdere i passaporti, appena visto da lontano le fiamme, ci siamo diretti verso la stanza del Barracuda. Ma nel giro di pochissimo un calore tremendo aveva già avvolto il resort". L'uomo racconta di una vacanza "andata benissimo" fra "mare, safari e relax", fino alla tragica fatalità di ieri: "A ripensarci, dovevo correre in spiaggia come hanno fatto quasi tutti gli ospiti del resort, ma istintivamente ho pensato a salvare i documenti di viaggio, che alla fine non sono comunque riuscito a recuperare, al pari di tutti i miei effetti personali".
L'incendio, secondo le testimonianze degli abitanti di Watamu, sarebbe divampato dal Mbuyu Lodge, un bar ristorante con camere sulla via centrale di Watamu, dove sorgono anche negozi, discoteche e gelaterie che però non sono state colpite. Sul banco degli imputati salgono ancora una volta i tradizionali tetti 'makuti' fatti con foglie secche di palma che bruciano velocemente e che, trasportate dal vento, propagano gli incendi ad alberi e altri tetti.
Fra i circa 180 turisti italiani presenti nel resort grande spavento, ma per fortuna niente di più. C'è chi ha perso gli effetti personali e i documenti di viaggio e chi è rimasto per ore sotto shock. Tutti sono comunque stati sistemati in altre strutture italiane della località. L'Ambasciata d'Italia in Kenya, tramite il Consolato onorario di Malindi e in contatto costante con l'Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, ha seguito la situazione dei connazionali.