Sabato 25 Gennaio 2025
DANIEL PEYRONEL
Esteri

Incendi: l’Europa rischia l’inferno della California?

La costa di Los Angeles è più vulnerabile per diversi fattori ma il cambiamento climatico aumenta le probabilità di periodi estesi di siccità anche nel Vecchio Continente, la cui vegetazione somiglia a quella dell’area bruciata negli Usa

Castaic, California: fronte di fuoco fotografato il 22 gennaio 2025 ( Getty Images via AFP)

Castaic, California: fronte di fuoco fotografato il 22 gennaio 2025 ( Getty Images via AFP)

Roma, 25 gennaio 2025 – Spento un fuoco se ne accende un altro. In pieno inverno, Los Angeles continua a lottare contro gli incendi che hanno già mandato in fumo 200 chilometri quadrati, più di tutta la superficie di Milano. A bruciare, oltre ai quartieri, sono ettari di chaparral, una vegetazione simile alla macchia mediterranea tipica della costa californiana. Che il chaparral bruci non è una novità: “Il fuoco naturale è essenziale per la rigenerazione degli arbusti e per eliminare i parassiti” spiega Patrick Gonzalez, esperto dell’impatto del cambiamento climatico sulle foreste all’università di Berkeley, San Francisco. Quello che sorprende è la loro frequenza: “Il ritmo naturale degli incendi è piuttosto di 50-100 anni”. Un’accelerazione preoccupante, dovuta alla moltiplicazione di fonti di origine umana e al cambiamento climatico, che fa tremare anche l’Europa. “Il clima e la vegetazione della California meridionale ricordano quelli dell’Europa mediterranea, le condizioni per gli incendi sono simili”.

Umidità e piccoli centri: i vantaggi dell’Europa

Ma da questo lato dell’Atlantico il rischio di “megaincendi” è più basso per almeno tre motivi.

Il primo è la siccità storica che colpisce la California dall’inizio degli anni 2000, “la più grave dal 1500”, precisa l’esperto. E questo, nonostante una tregua all’inizio dell’anno scorso: “È piovuto molto nel primo semestre del 2024 e la vegetazione è cresciuta rapidamente. Ma il ritorno della siccità ha disidratato la vegetazione, trasformandola in combustibile perfetto per gli incendi”, aggiunge Catherine Robert, coordinatrice nazionale del reparto incendi presso Météo-France, l’ente meteorologico francese. Il livello di urbanizzazione di Los Angeles è un secondo aspetto importante: “L'area urbana di Los Angeles ha una popolazione più numerosa rispetto a qualsiasi città dell'Europa mediterranea. Questo aumenta il rischio di incendi provocati da fonti umane come mozziconi di sigarette, fuochi d'artificio, falò, atti dolosi”, sostiene Patrick Gonzalez. Un terzo elemento è la natura dei venti che soffiano dall’entroterra, conosciuti col nome di venti di Santa Ana: “I venti provengono dalle zone desertiche a est. Attraversando le montagne diventano estremamente secchi, con un tasso di umidità inferiore del 20%, addirittura del 10%” spiega Catherine Robert. Tassi di umidità così bassi “sono rari da noi e non durano mai per periodi così lunghi”, dice l’esperta.

“Se scoppia un incendio, abbiamo già fallito”

Differenze che non sono sufficienti per escludere episodi gravi in futuro: “In Europa non abbiamo osservato eventi di siccità invernali importanti, non come in California perlomeno, ma non significa che non possa succedere in futuro”, mette in guardia Catherine Robert. “I cambiamenti climatici causano più incendi, che emettono CO2, che intensifica i cambiamenti climatici, che a loro volta causano più incendi”, riassume Patrick Gonzalez. Anche se la grande maggioranza degli incendi è di origina umana, il cambiamento climatico ne aumenta il rischio. I modelli utilizzati dai servizi meteorologici, come quello Météo-France, permettono di valutare la siccità della vegetazione e del suolo in una certa area e, insieme ai dati meteorologici, è possibile stimare il pericolo di scoppio di incendi. Queste informazioni sono trasmesse alle autorità competenti, in particolare alla protezione civile, in allerta durante tutto il periodo estivo. “Se scoppia un incendio, abbiamo già fallito” dice Catherine Robert.