Giovedì 29 Agosto 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

In un tunnel di Gaza. Ostaggio liberato dall’esercito israeliano: "Ho visto l’inferno"

Il 54enne, padre di 11 figli, era stato rapito il 7 ottobre in un kibbutz. I coloni ebrei uccidono un palestinese in Cisgiordania

Farhan Qadi, l'ostaggio di Hamas liberato (foto Ansa)

Farhan Qadi, l'ostaggio di Hamas liberato (foto Ansa)

Tenuto prigioniero da Hamas a Gaza per oltre 300 giorni, un beduino israeliano di 54 anni, Farhan al-Kadi, ha recuperato ieri fortunosamente la libertà ed è potuto tornare così ad abbracciare i suoi 11 figli che lo attendevano con ansia all’ospedale Soroka di Beer Sheva. "Ormai non credevamo che lo avremmo rivisto mai più – ha detto a caldo Hatem, uno dei fratelli –. È come se fosse resuscitato". Malgrado il trauma subito in questi mesi, nelle prime dichiarazioni al-Kadi si è espresso con la massima lucidità. "Davvero avete fatto un gran lavoro", ha detto al telefono al premier Benjamin Netanyahu, riferendosi alla sua liberazione. "Ma non dimenticate che ci sono ancora persone che aspettano", ha aggiunto, riferendosi ai 108 ostaggi ancora a Gaza.

Poco dopo ha conversato anche col capo dello Stato Isaac Herzog: "Ho attraversato l’inferno, là c’è gente che soffre – ha ripetuto –. Fate tutto il possibile per riportare gli ostaggi a casa. Occorre impegnarsi 24 ore al giorno, non andare nemmeno a dormire affinché essi ritornino. Lì stanno soffrendo in una maniera che nemmeno vi immaginate". Netanyahu ha replicato che proprio il mantenimento ad oltranza della pressione militare su Hamas è il modo migliore per recuperare ostaggi. E oggi i contatti con i Paesi mediatori riprenderanno a Doha, nel Qatar. Sul tavolo resta ancora irrisolta la questione dell’Asse Filadelfia, la linea di confine fra Egitto e Gaza utilizzata da Hamas, secondo Israele, per il contrabbando di armi.

Un certo numero di ostaggi, secondo la radio militare, potrebbe trovarsi nell’area compresa fra Rafah e l’Asse Filadelfia, e nella vicina zona di Khan Yunis-Deir el-Balah, nell’estremo sud della Striscia. I militari che ieri ispezionavano tunnel in una di quelle aree (l’esercito non ha precisato quale) hanno intravisto a 20 metri di profondità una figura sospetta, ma disarmata. Dopo un breve scambio di battute è stato chiarito che l’uomo parlava un ottimo ebraico. I militari gli hanno ordinato di avanzare con circospezione, nel timore che nel tunnel ci fossero cariche esplosive. Al-Kadi – che era in buone condizioni fisiche, ma estremamente debole – ha detto loro che i suoi guardiani di Hamas erano fuggiti con l’avvicinarsi delle forze israeliane. Rapito da Hamas il 7 ottobre mentre faceva la guardia nei campi di un kibbutz, al-Kadi ha successivamente fatto da interprete fra i rapitori e i loro prigionieri in un ospedale di Gaza, in diversi appartamenti, e poi anche nei tunnel. I servizi di sicurezza israeliani sperano dunque che sia in grado di fornire informazioni utili a localizzare altri ostaggi.

D’altra parte i familiari degli ostaggi temono che adesso Hamas possa indurire ulteriormente le condizioni di reclusione e hanno lanciato un nuovo appello a Netanyahu affinché concluda immediatamente un accordo sulla tregua a Gaza e sullo scambio di prigionieri. Ma il premier continua a respingere le pressioni degli Stati Uniti e ad esprimere scetticismo sul parere dell’esercito che accorgimenti tecnologici potrebbero sostituire la presenza fisica dei soldati lungo l’Asse Filadelfia.

Intanto massima tensione anche in Cisgiordania dove ieri un palestinese è rimasto ucciso in incidenti fra gli abitanti di un villaggio e gruppi di coloni a cui si erano aggiunti soldati della riserva. Hamas ha preannunciato una ‘Giornata di collera’ dopo aver appreso che un ministro israeliano di estrema destra sta organizzando visite guidate di massa nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, quello che per gli ebrei è il Monte del Tempio. Uno sviluppo che non aiuterà certo a convincere Hamas a dar prova di duttilità nelle trattative per la tregua.