"Sono provato, ma sto bene. Il nostro ruolo è di stare al fianco della popolazione, ma le condizioni terribili sul campo non ci consentono di lavorare. Uno degli uffici della nostra ong, uno di quelli che avevamo da trent’anni ed era noto agli israeliani, è stato distrutto: per fortuna quando è successo non c’era nessuno. Ora i nostri operatori sono nel sud della Striscia, a Khan Younis. Come ong lavoriamo da 40 anni in zone pericolosissime, abbiamo avuto precedenti, ma il livello di drammaticità di questa situazione non l’abbiamo mai registrato".
Così parla Jacopo Intini, 28 anni, capomissione a Gaza della ong palermitana Ciss, uscito dal valico di Rafah – riaperto grazie ad un accordo Israele-Egitto-Hamas facilitato da Stati Uniti e Qatar – assieme alla moglie palestinese, Amala Khayan, anche lei operatrice dell’organizzazione, e ad altri tre italiani: Maya Papotti, dell’ong Azione contro la fame, Giuditta Brattini della ong veronese Gazzella e Laura Canali di Human Rights Watch. Almeno altri due italiani dovrebbero essere liberati oggi e i restanti 8 seguiranno. "Oggi (ieri, ndr), grazie alla leadership americana –ha scritto il presidente americano Joe Biden sul social X –, abbiamo assicurato un passaggio sicuro per i palestinesi feriti e gli stranieri per uscire da Gaza. Ci aspettiamo di vedere altre partenze da Gaza nei prossimi giorni. Non smetteremo di lavorare per far uscire gli americani da Gaza".
Le autorità egiziane avevano indicato che avrebbero aperto eccezionalmente il valico di Rafah per consentire il passaggio di quasi 90 palestinesi feriti e di circa 545 cittadini con doppia cittadinanza e stranieri. Ieri pomeriggio le porte sono state aperte e così sarà anche oggi. "Alle 16:30 (le 15.30 italiane) 76 palestinesi feriti a bordo di ambulanze e 335 persone con passaporto straniero a bordo di sei autobus – ha detto un funzionario egiziano a Rafah – hanno attraversato il posto di frontiera".
Per la Farnesina è un risultato importante al quale ha lavorato da settimane. "Sono felice di confermare – ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – che un primo gruppo di italiani che avevano intenzione di lasciare Gaza è uscito dalla Striscia. Ci ho parlato, sono stanchi ma stanno bene. Continuiamo a lavorare adesso per gli altri italiani e loro congiunti che sono ancora nella Striscia. Contiamo di farli uscire con le prossime aperture, programmate da domani e per i prossimi giorni".
Ieri il campo profughi di Jabalya a Gaza è stata di nuovo colpito da attacchi dell’aviazione israeliana e secondo fonti palestinesi i morti sarebbero "decine". Da notare che Hamas ieri ha detto che "sette ostaggi, tra cui tre titolari di passaporto straniero, sono stati uccisi nel bombardamento israeliano di lunedì". Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, si è detto "sconcertato" dai bombardamenti al campo profughi, e così anche l’alto commissario Ue per la politica Estera Josep Borrell.
L’Alto Commissario delle Nazioni unite per i diritti umani (Ohchr) ha detto che il bombardamento da parte di Israele del campo profughi palestinese a Jabalia, nella Striscia di Gaza, potrebbe costituire un crimine di guerra. "Dato l’elevato numero di vittime civili e l’entità della distruzione a seguito degli attacchi aerei israeliani sul campo profughi di Jabalia – è scritto i una nota – temiamo seriamente che si tratti di attacchi sproporzionati che potrebbero equivalere a crimini di guerra".
Il bilancio complessivo delle vittime palestinesi, fornito dalle autorità della Striscia che fanno riferimento ad Hamas, è arrivato a 8.796 morti di cui 3.648 bambini, 132 sanitari e ci sarebbero anche 2mila dispersi.
Alessandro Farruggia