Roma, 4 agosto 2024 – Una storia dolorosa, giocata sulla pelle di due donne, due atlete che poco hanno a che vedere con questa situazione. Un’operazione di disinformazione che durava da mesi, creata ad arte per generare polemica e contrapposizione su un argomento molto delicato e rovinare così lo spirito olimpico e rappresentare un problema per il presidente Macron.
Gennaro Tortorelli, giornalista e ricercatore dell’Italian Digital Media Observatory (Idmo), ha spiegato perché il ‘caso Khelif’ fosse destinato a scoppiare e come informazioni poco accurate abbiano fatto il gioco di chi lo ha organizzato.
Il caso sportivo di Imane Khelif diventa anche caso politico. Che idea si è fatto?
"Per prima cosa secondo me è interessante notare come già diverse ore prima dell’incontro era stata sviluppata una narrazione ben precisa, presente soprattutto in community legate all’estrema destra filorussa. I monitoraggi di Idmo hanno evidenziato come si sia creata una campagna d’odio a carico di Imane Khelif, definita più volte ‘transgender’ quando invece non è così".
Una predestinata alla macchina del fango, insomma…
"Ma le dirò di più. Nell’aprile del 2023 avvenne un’altra ondata di fake news che alimentò una macchina del fango contro di lei e la sua presunta transessualità. Anche in questo caso senza alcuna prova fondante. Questa volta fu in America Latina. La campagna prese piede nei gruppi ultraconservatori. Khelif fu attaccata perché aveva sconfitto una pugile messicana. Nei gruppi di estrema destra spagnola veniva considerata “la transgender che gareggiava con le donne“. Questa narrazione è stata ripetuta con lo stesso modello in occasione del match con l’italiana Angela Carini. Hanno detto che si trattava di una competizione sleale per fattori fisici".
Qual è l’obiettivo di questa campagna?
"Dipingere l’Occidente come degenerato e corrotto, contrapponendolo a valori più conservatori e identitari, propri dell’estrema destra e di alcune dittature. Se questa campagna è riuscita così bene, però, è anche per l’inaccuratezza di alcuni media, che hanno avvalorato la teoria secondo la quale Imane sarebbe transgender".
Si parla di un coinvolgimento della Russia. Il presidente dell’Iba è vicino a Putin. Potrebbe essere un caso di ‘misura attiva’, un tentativo di destabilizzazione della società?
"Non abbiamo ancora evidenze chiare in questo senso. Certo, va ricordato che l’International Boxing Association non è più riconosciuta dal Cio a causa di corruzione, scandali arbitrali e la sua vicinanza al Cremlino. L’unico test medico che ha squalificato l’algerina è stato effettuato da loro, con procedimenti che non sono mai stati chiariti. E sappiamo anche che la retorica contro la cosiddetta ideologia woke e il cosiddetto politicamente corretto possono essere armi molto potenti per la disinformazione russa. Succede anche con altri temi di attualità particolarmente divisivi, come per esempio i vaccini. I russi si insinuano dove possono generale polemica e contrapposizione".