Roma, 19 marzo 2025 – È il golden boy della politica turca per eccellenza, colui che fin dai tempi della sua ascesa è stato indicato come la persona che avrebbe sottratto al Presidente Erdogan il suo strapotere. Ekrem Imamoglu, classe 1971, una laurea in economia aziendale (dichiarata nulla ieri), una moglie biondissima e che ha deciso di laurearsi dopo essere diventata mamma, il politico di opposizione incarna l’anti Erdogan per eccellenza.
Musulmano, ma non iperconservatore, pragmatico e ambizioso, Imamoglu ha scalato tutti i ranghi del suo partito, il Chp, il Partito repubblicano del popolo, con tenacia e perseveranza, soprattutto se si conta che, da quelle parti, i giovani non hanno vita facile.

Sindaco di Beylikdüzü, uno dei quartieri più complessi di Istanbul, per quattro anni, si è distinto per la riqualificazione degli spazi, riuscendo anche a realizzare un parco e un centro culturale. Tifoso del Trabzonspor e grande lavoratore, convoca i suoi collaboratori in riunione alle sei del mattino senza problemi. Iper presenzialista, ha partecipato a tutte le inaugurazioni possibili nella sua città, conquistandosi la simpatia dei cittadini anche grazie al suo modo di fare, sempre molto aperto e disponibile. I risultati non hanno tardato ad arrivare. Imamoglu è stato eletto per due volte sindaco di Istanbul, la città dalla quale Erdogan iniziò il suo lungo regno proprio come primo cittadino. La prima volta, il presidente fece anche ripetere le elezioni, perché il candidato del suo partito, l’Akp, perse con una manciata di voti. Il risultato fu che allungò il vantaggio di cinque punti percentuali, che divennero 10 alle ultime elezioni amministrative dello scorso anno.
La congiura contro Imamoglu
Domenica, Imamoglu avrebbe dovuto essere incoronato avversario di Erdogan alle prossime elezioni. Ma già da ieri si era capito che qualcosa sarebbe andato storto. L’Università di Istanbul ha annullato il suo diploma. Essere laureati è un requisito necessario per poter assurgere alla prima carica dello Stato. Oggi è arrivato l’arresto. Erdogan è il mandante, ma la verità è che contro Imamoglu c’è una specie di congiura. A remare contro, sono anche i curdi. Il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, ha fatto un accordo con il presidente: più diritti per la minoranza in cambio del loro voto alle prossime presidenziali. Di mezzo, infatti, c’è anche la nuova Costituzione, che dovrebbe permettere a Erdogan di ricandidarsi. I nazionalisti festeggiano. E probabilmente anche qualcuno all’interno del suo stesso partito, al quale l’ascesa del ‘golden boy’ aveva dato fastidio.