Roma, 24 marzo 2025 – Nemmeno la prigione è riuscito a fermarlo. Ekrem Imamoglu, l’ex sindaco di Istanbul, continua a essere l’avversario più temibile per Recep Tayyip Erdoğan. Alle primarie del Chp (Partito Popolare Repubblicano), ha raccolto ben 15 milioni di voti, un consenso inaudito che ora lo proietta verso la candidatura per le prossime presidenziali, in programma nel 2028.

Le primarie del Chp
Più che una sfida elettorale, le primarie del suo partito sono state una manifestazione in sostegno a Imamoglu, arrestato con l’accusa di corruzione, ma la cui colpa principale è di essere il principale oppositore dell’attuale presidente turco. Quello dell’ex sindaco di Instanbul era l’unico nome a figurare sulla scheda del Chp: nessun avversario, nessuna alternativa. O lui o nessun altro. E 15 milioni di persone in tutta la Turchia hanno dimostrato il loro sostegno alla causa.
La notizia dell’arresto di Imamoglu ha scosso l’intero paese, da anni alle prese con una deriva autoritaria che ha messo in grave pericolo la democrazia. La voce di chi invoca un cambio di rotta si è fatta sentire, in tanti sono scesi piazza e manifestato anche scontrandosi contro la polizia. Le proteste sono iniziate il 19 marzo, ma si sono intensificate ieri con la convalida dell’arresto di Imamoglu, in un’escalation che ha visto un massiccio intervento da parte delle autorità turche. Sui manifestanti sono stati usati gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
Sarebbero circa mille le persone fermate dalla polizia dall’inizio dei cortei e su X il ministro turco degli Interni, Ali Yerlikaya, scrive di "1.133 sospetti fermati per attività illegali tra il 19 e il 23 marzo". Tra loro, afferma, ci sono persone "affiliate con 12 differenti organizzazioni terroristiche".
Arrestati dieci giornalisti
Erdogan, però, non sembra abbia intenzione di fare concessioni ai manifestanti e ora si scaglia anche sui giornalisti. È l’organizzazione per diritti umani Mlsa a riferire che dieci reporter sono stati arrestati nelle loro case a Istanbul e Smirne. Un tentativo, secondo l'Associazione turca dei giornalisti contemporanei (Cgd), di prendere “di mira la professione giornalistica” e che “rappresenta un nuovo attacco al diritto pubblico di ricevere notizie".
La situazione però non sembra tranquilla nemmeno all'interno del partito Akp di Erdogan. Secondo alcune testate turche, infatti, c’è chi ritiene che la decisione di arrestare Imamoglu possa avere un effetto boomerang. Un autogol che rischia di tradursi in una importante perdita di consenso all'interno del Paese e un forte imbarazzo sul piano internazionale.