BUCAREST
Ancora una volta i sondaggi in Romania hanno sparato a salve. Dopo le elezioni presidenziali, stavolta nel giro di una settimana sono state le Politiche a smentire le previsioni della vigilia, ma in questo caso a pagare dazio ai sondaggisti è stata l’estrema destra. Nonostante fosse data in vantaggio, stando ai primi exit pool, la formazione nazionalista e filo putiniana Aur, anche se in forte crescita rispetto alla precedente tornata elettorale, esce sconfitta dal confronto con le forze di centrosinistra. In testa si colloca il Partito socialdemocratico (Psd), con il 26%, seguito dall’estrema destra di Aur al 19%.
Gli exit pool dall’Istituto demoscopico Curs segnalano poi alle spalle dell’Aur il Partito liberale (Pnl) e l’Unione Salvate la Romania (Urs, centrodestra) entrambi dati al 15,5%. Chance di superare lo sbarramento del 5% avrebbero anche l’Udmr, il partito della minoranza ungherese, Sos, un altro partito di estrema destra guidata da Diana Sosoaca, e il Pot, altra formazione della destra estrema vicina a Calin Georgescu, il vincitore a sorpresa del primo turno delle presidenziali. L’affluenza alle elezioni parlamentari di ieri è stata del 52,5%.
Interpellato dai cronisti all’uscita del proprio seggio a Bucarest, il presidente romeno, il liberale Klaus Iohannis, ha detto di aver votato per il prosieguo del cammino europeo della
Romania. "I romeni hanno scelto il percorso euroatlantico, e hanno fatto bene – ha spiegato –. Siamo ben integrati nell’Ue, siamo ben posizionati e siamo molto rispettati nella Nato. Ma perché resti così, dobbiamo votare di conseguenza".
Il voto per le Legislative si è tenuto a cavallo dei due turni delle presidenziali, il primo svoltosi domenica scorsa 24 novembre, con il successo di Georgescu, il secondo in programma l’8 dicembre. Sabato, alla vigilia dell’elezioni, proprio il presidente Iohannis aveva messo in guardia sul rafforzamento dell’estremismo politico e del populismo.
Una posizione vicina a quella di Iohannis è stata espressa ieri anche dal premier socialdemocratico, Marcel Ciolacu, uscito clamorosamente sconfitto al primo turno delle presidenziali. In dichiarazioni al suo seggio elettorale, il premier ha riferito che i romeni erano chiamati a scegliere "tra la stabilità e il caos", tra lo sviluppo e la mancanza di fondi per pagare pensioni e stipendi.