"Da 450 giorni sono tenuta prigioniera a Gaza. Oggi nel mondo inizia il nuovo anno. Ma per noi inizia un anno di tenebre. Ho solo 19 anni, dovrei avere tutta la vita davanti a me. Invece la mia vita si è bloccata": ripresa dai suoi carcerieri di Hamas, la soldatessa israeliana Liri Albag ha registrato un disperato messaggio di tre minuti rivolto ai dirigenti politici e militari di Israele. "Viviamo in un incubo sconvolgente, sotto continui bombardamenti. Non riuscirete a tirarci fuori vivi da qua con una operazione militare. Ma ho capito che la mia vita non è abbastanza importante per voi, che noi ostaggi siamo ormai un elemento di fastidio". Poi il commiato: "Ricordatemi, ricordate il mio nome. Sarete responsabili della mia morte, avrete le mani intrise del mio sangue".
Assieme con altre quattro compagne che come lei fungevano da vedette, Liri fu catturata da Hamas il 7 ottobre 2023 dalla base di Nahal Oz, a ridosso della Striscia. Ad accrescere il loro dramma, la circostanza che da tempo quelle vedette si erano rese conto che Hamas preparava un attacco. Ma i superiori ignorarono i loro segnali di allarme e si lasciarono cogliere di sorpresa. "Non è più simile a mia figlia", ha detto straziata la madre, dopo aver visto le immagini rilanciate da Hamas: in particolare i tremiti alle gambe e alle mani di Liri. Un documento sconvolgente, che la famiglia ha chiesto di non trasmettere.
Mentre a Tel Aviv erano in corso nuove manifestazioni a sostegno dei 100 ostaggi la famiglia Albag ha chiesto a Netanyahu di accelerare le trattative per una tregua che includa la loro liberazione. Ieri una delegazione israeliana è tornata in Qatar per un nuovo tentativo. "Non lesiniamo sforzi per raggiungere quell’obiettivo" ha assicurato il premier ai genitori di Liri.
Aldo Baquis