Roma, 29 dicembre 2023 – Un ordine globale in evoluzione, in cui i conflitti hanno una ricaduta mondiale. E se Netanyahu prevede altri mesi di ostilità a Gaza, Putin, stando al settimanale giapponese Nikkei Asia, avrebbe rivelato a Xi che "combatteremo in Ucraina almeno cinque anni". L’ambasciatore Gianpaolo Scarante, consigliere diplomatico dell’allora premier, Silvio Berlusconi, nel 2002, spiega perché il 2024 sarà un anno difficile anche se, dice, non si deve perdere la speranza e la volontà di mediare.
Ambasciatore Scarante, finiamo il 2023 nel modo peggiore possibile, con due conflitti in corso. Come sarà il 2024?
"Difficilmente le guerre in Ucraina e a Gaza termineranno nel corso dell’anno, ma non dobbiamo perdere la speranza che il 2024 sia un anno migliore, né devono venire meno la volontà e gli sforzi di mediazione. Dobbiamo tuttavia capire come mai ci sono tanti conflitti. È un’epoca di cesura storica. Abbiamo avuto un mondo bipolare fino al 1989, poi quello monopolare degli Usa per qualche anno. Ora c’è una specie di interregno, e nei periodi di interregno è più probabile che scoppino i conflitti. Si tratta di guerre che hanno caratteristiche comuni: nascono, si sviluppano e non si chiudono. Proprio perché manca un sistema che ne regoli la conclusione".
A proposito di ordine mondiale, la Cina nutre grandi ambizioni, ma attraversa un periodo di incertezza economica. A gennaio si vota a Taiwan, dobbiamo aspettarci l’apertura di un nuovo fronte di guerra?
"La Cina per molti anni ha avuto una crescita economica a due cifre. Oggi deve capire come vuole trasferire la sua grande potenza economica sul piano politico. Può scegliere un confronto a tutto campo con gli Stati Uniti, oppure espandersi in maniera diversa. Il problema Taiwan è preoccupante. La guerra in Ucraina ha mostrato che se uno aggredisce uno Stato ne riesce a staccare un pezzo, e questa cosa può essere una fonte di imitazione pericolosa. Quindi prima di avviare un percorso di questo tipo, sono sicuro che la Cina ci penserà molto a lungo. Però certamente Taiwan è uno degli obiettivi che vuole portare a casa, pacificamente o, se non sarà possibile, in maniera diversa".
Gli occhi di tutti sono puntati sul Medio Oriente. C’è secondo lei un rischio di escalation?
"In questo mondo così interconnesso tutto quello che avviene ha ripercussioni altrove. Le ripercussioni che temiamo sono di due tipi: il terrorismo e l’allargamento del conflitto. Quest’ultimo purtroppo può avvenire in ogni momento e per centri concentrici, coinvolgendo prima il Libano, poi la Giordania e la Siria, fino ad arrivare ad Arabia Saudita e all’Iran e oltre. Ecco, è uno scenario possibile, non probabile".
Queste guerre prolungate quali conseguenze possono portare all’Italia?
"Tutte le guerre sono destabilizzanti per chi le fa, chi le subisce, ma oggi anche per chi non le fa e non le subisce, cioè per chi sta intorno e chi le guarda. Lo vediamo noi in Europa, nel nostro Paese, dove le conseguenze della guerra in Ucraina sono già visibili, quelle del Medio Oriente sicuramente stanno arrivando. Sono conseguenze di ordine economico, sono destabilizzanti perché l’economia ne risente. Lo vediamo nel mondo con la crescita dell’inflazione, la crescita dei prezzi e tante altre cose".
Nel 2024 si vota negli Usa. Cosa succede se vince Trump?
"Il voto americano è molto importante per tutto il mondo. Quello di cui oggi ci sarebbe bisogno è una grande leadership americana con una visione del mondo. Di certo, al momento ci sono due leader che tifano per Trump: Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu. Il primo spera di uscire vincitore in Ucraina, il secondo sa che l’appoggio nei confronti di Israele sarebbe totale".
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