Un turbante nero, un ayatollah, dopo un turbante nero. Con la morte di Hassan Nasrallah, come già 32 anni fa, il cambio al vertice di Hezbollah avviene sempre per mano israeliana. Allora Abbas al Musawi fu ucciso ucciso con moglie e figlia da un missile Hellfire israeliano. Oggi Hassan Nasrallah – che dal 1992 ha guidato Hezbollah come carismatico e duro segretario generale – è stato eliminato da una pioggia di 80 bombe israeliane, e al suo posto verrà quasi certamente eletto un altro ayatollah, Hashem Safieddine, 60 anni, cugino da parte di madre di Nasrallah, già oggi, con il placet di Teheran, di fatto numero 2 dell’organizzazione.
In qualità di capo del consiglio esecutivo, Safieddine supervisiona gli affari politici di Hezbollah e fa anche parte del Consiglio della Jihad, che gestisce le operazioni militari del gruppo. Safieddine ha studiato a Najaf in Iraq, proprio con Nasrallah, e poi in Iran nella “città santa“ di Qom, centro nevralgico dell’istruzione religiosa sciita. E Safieddine è se possibile più influenzato dalla cultura politica e teologica sciita di Khomeini di quanto non lo fosse Nasrallah. Politicamente infatti è un propugnatore del principio del ‘Welayat e Faqih’ (il governo del giurista), dottrina teocratica che guida il sistema politico iraniano promossa dall’ayatollah Khomeini. Non fu mai molto popolare nel mondo sciita fino al successo della rivoluzione iraniana, e ha in Safieddine uno dei suoi principali sostenitori all’interno di Hezbollah. La sua adesione a questo modello teocratico sottolinea ulteriormente il legame ideologico tra il gruppo libanese e Teheran.
Da notare che i suoi stretti legami con Teheran si sono ulteriormente consolidati nel 2020, quando suo figlio Rida ha sposato Zainab Soleimani, figlia del mitico generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds iraniana, ucciso in un attacco americano. L’era di Nasrallah ha messo in crisi il Libano e seminato instabilità in Medio Oriente sempre rifiutandosi di ottemperare alla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite che voleva Hezbollah fuori dal sud del Libano. Ha guidato l’evoluzione di Hezbollah da una milizia fondata per combattere le truppe israeliane che occupavano il Libano, in una forza militare più forte dell’esercito libanese, un mediatore nella politica libanese, un importante fornitore di servizi sanitari, educativi e sociali, teleguidato dal suo grande alleato, l’Iran.
Nato nel 1960, Hassan Nasrallah è cresciuto nel quartiere di Bourj Hammoud a Beirut, si è unito al movimento Amal, allora una milizia sciita, dopo che in Libano è esplosa la guerra civile nel 1975. Se ne andò nel 1982 e fu tra coloro che crearono Hezbollah della quale è diventato capo nel 1992. Da allora ha promosso terrorismo e guerriglia sistematica contro Israele fino a che questi non si ritirò dal Libano nel 2000. Nel 2006 fu ancora protagonista della dura resistenza alla nuova invasione israeliana e più tardi ha “internazionalizzato“ Hezbollah mandando uomini a combattere per il regime di Assad.
Per dirla con Kamala Harris era "un terrorista con le mani sporche di sangue" e come tale è morto. Adesso toccherà a Safieddine guidare l’organizzazione. le prospettive che sia migliore sono ben scarse. Ma sarà ancora il burattinaio, l’Iran, a decidere il destino suo, della milizia e del Libano.