"La guerra in Ucraina dura ormai da quasi due anni e io penso che a fianco e parallelamente all’impegno militare in supporto all’Ucraina, è importante costruire sempre più dei percorsi che arrivino a una soluzione politica". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, conversando con i giornalisti a margine della visita ai militari italiani nella base Nato di Malbork, in Polonia. "Intanto – ha aggiunto – si è raggiunta la conservazione dell’Ucraina e il consolidamento di un confine che ha bloccato l’attacco russo, il resto si può ottenere aprendo un fronte diplomatico e politico per cercare di ottenere lo stesso risultato attraverso dei tavoli di pace". "Penso – ha chiarito Crosetto – che vada ripristinato quello che c’era prima della guerra, perché quello che non si è riusciti a fare con le armi si faccia in altro modo".
La visione del ministro è molto ottimistica perché non tiene conto della volontà russa di non solo conservare i guadagni ottenuti ma, come ha detto Putin alla conferenza stampa di fine anno, andare ben oltre: "La guerra non finirà finché la Russia non riuscirà a denazificare e demilitarizzare l’Ucraina". Finche Kiev non sarà sotto controllo russo, con scorno dell’Occidente.
Della necessità di un negoziato Crosetto ha parlato a settembre ("Auspico che ci possa essere un tentativo di soluzione da perseguire nell’arco dei prossimi 7 o 8 mesi"), poi a novembre ("Occorre prendere atto che oggi il costo militare per riportare l’Ucraina a prima della guerra non è sopportabile dalla stessa Ucraina. Occorre trovare altre vie per una soluzione politica"). E ha ribadito il concetto in una intervista al Foglio nei giorni scorsi. "La comunità internazionale – disse – oggi ha il dovere di pensare se sia possibile ottenere attraverso la politica ciò che non è stato finora possibile ottenere con le armi. Non si può legittimare ciò che ha fatto la Russia ma bisogna cercare altri mezzi per ritornare allo stato pre invasione".
Da notare che secondo il New York Times, Putin starebbe inviando attraverso suoi intermediari, almeno da settembre, un messaggio di "disponibilità" dicendosi aperto a un cessate il fuoco che congeli i combattimenti lungo le linee attuali. Sarebbe pure sempre una vittoria per la Russia, e una sconfitta per l’Occidente, che quindi non potrebbe accettarlo se non come primo passo per un negoziato a tutto tondo. Attualmente la Russia controlla il 17.48% dell’Ucraina. Dopo che l’Ucraina ha recuperato 405 chilometri quadrati da giugno a novembre, iI fronte si è stabilizzato a dicembre e vive di episodi come la forte pressione russa su Adviika, e la testa di ponte creata da ottobre dai marines ucraini a Krinky, sul lato orientale del Dniepr e che la Russia cerca con scarso successo di eliminare. Ma sono episodi che non cambiano la situazione tattica: è pieno stallo militare e politico.