In Italia, finalmente. Alle 11.30 di ieri Chico Forti è giunto nel suo Paese dopo 24 anni nelle carceri americane dopo un processo a senso unico. Il 65enne trentino, che si è sempre dichiarato innocente, ha fatto rientro in Italia con un Falcon 900 del 31esimo Stormo dell’Aeronautica italiana. Una volta toccato il suolo italiano le prime parole di Chico Forti sono state per mamma Maria: "Non vedo l’ora di riabbracciarla, l’ho sognato ogni giorno".
Ad accoglierlo ha trovato la premier Giorgia Meloni in persona che ha anche pubblicato una foto dell’incontro nell’aeroporto militare e un breve post: "Chico Forti è tornato in Italia. Fiera del lavoro del governo italiano. Ci tengo a ringraziare nuovamente la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti per la loro collaborazione". "Bentornato a casa Chico – ha commentato da parte sua il ministro degli Esteri, Antonio Tajani –. È un nuovo successo della diplomazia italiana e del governo. Grazie a un gioco di squadra, silenzioso ed efficace, riportiamo in Italia un nostro concittadino dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti. Sono orgoglioso del nostro lavoro".
Meno entusiaste le opposizioni. "Mi fa davvero molto piacere per Forti e la sua famiglia. Devo però constatare i due pesi e le due misure, tipici della destra, tra Forti e Ilaria Salis", ha commentato il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro. "Davvero non comprendo questo tripudio di Governo su Chico Forti. Va bene la soddisfazione per l’azione diplomatica andata a buon fine – osserva un supergarantista come il deputato di Azione Enrico Costa –, ma la presidente del Consiglio che lo va ad accogliere all’aeroporto non ha nessun senso". "Ora spero che Meloni faccia lo stesso con Salis", ha detto a Rete4 Matteo Renzi.
A Pratica di Mare è andato a prendere Forti un furgone della polizia penitenziaria che l’ha portato in carcere, al Nuovo Complesso di Rebibbia. Forti si è mostrato molto cordiale con gli agenti che lo hanno portato nella cella nella quale rimarrà per un paio di notti. Domani è infatti atteso il trasferimento nella casa circondariale di Verona.
"Ho pensato ogni giorno – ha detto Chico Forti in una intervista al Tg1 – a questo momento. Ogni giorno. La ragione per la quale sono riuscito a tenere duro è questa: la speranza di riuscire a tornare in Italia. Passare da un carcere americano ad uno italiano cambia tutto, giorno e notte. La direttrice, le guardie che mi hanno accolto. Per la prima volta dopo 24 anni non ho un numero di matricola addosso e non ho le manette quando incontro qualcuno. L’unico motivo per cui ho accettato ora l’estradizione è perché agli inizi per averla dovevo dichiararmi colpevole, e non l’avrei mai fatto. È contro il mio principio. Io mi dichiaro innocente. Starò in carcere, so che è un passo obbligatorio, ma sono convinto che il futuro sia come lo auspico". "Se mi sono mantenuto così – ha aggiunto – è per mia mamma, che ha 96 anni e che spero di incontrare prima possibile. E poi, ringrazio tanti. Mio zio che è stato il mio cuor di leone, Giorgia Meloni, che è stata fantastica, ma è tutto il governo, a prescindere dall’ideologia, che mi ha aiutato. E poi Andrea, Veronica e Virginia Bocelli perché... sono stati incredibili".
Le associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti sono molto soddisfatte, ma sottolineano la necessità che l’impegno sia allo stesso livello per tutti gli italiani detenuti all’estero. "Il rientro di Chico Forti – osserva Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone – è una buona notizia, così come speriamo siano altrettanto buone le notizie per tutti gli altri detenuti italiani all’estero che hanno interesse a rientrare da noi. Sono tantissimi e ci auguriamo che su ognuno di loro ci sia la stessa attenzione istituzionale".