Gilles Gressani, direttore della rivista francese ed europea ’Grand Continent’, che accadrà tra Parlamento ed Eliseo dopo il risultato delle legislative?
"Il primo passaggio chiave sarà il 18 luglio, quando si riunirà l’Assemblea nazionale per votare la presidenza. Lo stesso giorno a Strasburgo si vota su Ursula von der Leyen. E per un gioco di riflesso, Parigi dovrà esprimersi in modo implicito anche su questo, a dimostrazione di un doppio effetto di europeizzazione della politica francese. Le elezioni hanno reso evidente la situazione inedita di un Parlamento diviso in tre blocchi simili: eco-socialista, centrista-liberale e identitari di destra. Ma nessuno ha i numeri. Si profilano quindi accordi parlamentari complessi e coalizioni inedite, anche in parte distanti dalle posizioni dell’Eliseo. In una battuta: la Francia sta giocando all’italiana, in un catenaccio difensivo senza per ora gol".
Sono ancora tutti nella propria metà campo?
"La politica francese è molto restia alle coalizioni e al compromesso tra posizioni non negoziabili. Questo però si infrange sui numeri. In Francia non c’è l’obbligo della fiducia, ma i governi possono essere abbattuti con una mozione di censura. È quindi difficile che un governo di un terzo possa imporsi contro gli altri due terzi. Perciò è in corso un processo di ricomposizione dei tre gruppi e tra i partiti che li formano. Ma che guarda già alle presidenziali del 2027, dove in molti vorrebbero giocare la partita. Il che aggiunge un elemento di personalizzazione".
Si potrebbe formare una maggioranza parlamentare a prescindere dalle intenzioni di Macron?
"Dato che l’obiettivo è il 2027, il dopo Macron è già presente per tutti. Il controllo reale del presidente anche sul suo gruppo è sempre più debole. L’ex premier Édouard Philippe si è espresso in modo critico e anche polemico verso Macron, chiaramente nell’ottica della corsa all’Eliseo. E anche quello in carica, Gabriel Attal, è sembrato voler prendere le distanze. Philippe, ex gollista, ha posizioni più di centrodestra e considera avversari speculari il Rassemblement National e France Insoumise. Mentre Attal, ex socialista più di centrosinistra, considera che, salvo eccezioni, il vero e unico avversario sia il Rn".
Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon rimangono i più quotati per il ballottaggio presidenziale 2027?
"La scommessa di tutti è arrivare al secondo turno contro Le Pen, pensando così di avere una chance in più. I militanti centristi criticano Macron, come quelli di sinistra si lamentano di Mélenchon. Che rimane una delle personalità più forti in vista delle presidenziali per le doti carismatiche e retoriche, ma va sottolineato il fatto che negli ultimi anni la sua leadership si è indebolita anche a sinistra. Il socialdemocratico Raphael Glucksmann è forse uno dei profili che più lo preoccupa, perché potrebbe prendere lo spazio di sinistra dal centro".
Macron potrebbe dimettersi anticipatamente se si acuisse il contrasto istituzionale col Parlamento?
"È una possibilità. Ma in buona parte ridotta dal fatto che estrema destra e sinistra non hanno ottenuto la maggioranza assoluta che avrebbe potuto impedire la formazione di qualunque governo votando sistematicamente la mozione censura".
Chi potrebbe essere eletto presidente dell’Assemblea nazionale?
"Si parla di François Hollande, come possibile cerniera con l’area moderata".