Ottaviani
Dolore, rabbia, cinismo politico. Sono tanti i sentimenti che si intrecciano a 48 ore dall’attentato in Magdeburgo che ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di altre 200. E se la Germania piange i suoi morti, in Italia si alzano le difese. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha messo in guardia sul rischio emulazione, ma, nello stesso tempo, ha rassicurato sul fatto che sono state introdotte tutte le risorse per tutelare la sicurezza di italiani e turisti, invitando i pellegrini che stanno programmando un soggiorno in Italia nell’anno del Giubileo, a recarsi nel Paese senza timori. "Possono venire in tutta sicurezza" ha detto il capo del Viminale. Per chi previene, c’è chi piange i suoi morti, con l’aggravante che questa strage poteva essere evitata. Magdeburgo è stretta attorno alla famiglia del piccolo di nove anni, letteralmente tranciato dal suv che si è scagliato ad alta velocità in mezzo alla folla e a quelle delle altre quattro vittime. Ma anche agli anziani dal volto sfigurato e a quegli oltre 40 feriti gravi che potrebbero portare il peso dell’orrore per tutta la loro vita.
Fra le persone coinvolte nell’attentato c’è anche un italo-tedesco. Si tratta di Marco Forcinati, 39 anni, dipendente della Volkswagen, che ha riportato contusioni ma che, per fortuna, non è in pericolo di vita. Le pagine dei quotidiani nazionali sono piene di racconti di quei cinque minuti di orrore. L’atmosfera distesa e conviviale prima, le urla delle persone che cercavano di scampare alla morte e dei bambini che cercavano i genitori nel caos. Storie da feste finite ancora prima di iniziare e di un Paese, la Germania, che va incontro a due mesi esatti di tensione.
Il killer, Taleb Al Abdulmohsen, psichiatra saudita di 50 anni, nel Paese dal 2006, è nelle mani degli inquirenti. Si è consegnato spontaneamente alle autorità, dopo aver cercato di uccidere più persone possibili, con una lucidità che lascia senza parole. Proprio questa ‘razionalità della morte’ potrebbe indurre i magistrati a sottoporlo a una perizia psichiatrica. Il Der Spiegel, particolarmente attento nell’indagare i risvolti di questa tragedia, ha rivelato che Taleb Al Abdulmohsen, nel 2013, aveva minacciato di compiere un gesto terroristico l’ordine dei medici del Land del Meclemburgo-Pomerania. Alla base delle sue minacce non c’erano questioni umanitarie, ma una disputa sul riconoscimento dei risultati degli esami durante la sua formazione specialistica.
Il dolore e le indagini si accompagnano con la rabbia, la consapevolezza che questa era una tragedia annunciata e quelli che cercano di trarne vantaggio in vista del voto fra due mesi.
Nonostante il killer si fosse definito un simpatizzante di Alternative für Deutschland, la formazione di estrema destra favorita alla prossima consultazione elettorale, proprio i neonazisti stanno cercando di capitalizzare il più possibile dall’accaduto. Hanno ottenuto una sessione straordinaria al Bundestag, il Parlamento tedesco, il 30 dicembre e alla commemorazione delle vittime sono stati scanditi slogan xenofobi, fra cui ‘La Germania ai tedeschi’.