Giovedì 19 Dicembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Il pressing dell’Italia: "Putin deve revocare la misura su Ariston". La Russia: è colpa vostra

La filiale russa del gruppo sarà trasferita a Gazprom, la Farnesina chiede lo stop. Tajani convoca un tavolo per giovedì, il governo si appella anche all’Ue. L’ambasciatore Paramonov: "Avete sacrificato i vostri interessi contro di noi".

Il pressing dell’Italia: "Putin deve revocare la misura su Ariston". La Russia: è colpa vostra

Il caso Ariston Group segna la temperatura incandescente del rapporto Italia-Russia. Tra accuse e controaccuse diplomatiche, il "trasferimento temporaneo" al colosso energetico Gazprom della filiale russa della multinazionale nata a Fabriano e attiva nel termico hi-tech – con diecimila dipendenti in 41 Paesi per un fatturato 2023 superiore ai 3 miliardi di euro ma ora con sede legale in Olanda –, innervosisce governo e mondo dell’industria: non una effettiva nazionalizzazione ma di certo una misura altamente penalizzante che ora chiama anche la Ue a schierarsi. Non foss’altro per l’analogo provvedimento ordinato dal Cremlino ai danni dei tedeschi di Bosch e di altre 20 società da tempo finite in "gestione temporanea", incluse la francese Danone e la danese Carlsberg.

Obbligatorio reagire. Su indicazione del vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia convoca l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Alexey Paramonov. Guariglia rappresenta il forte disappunto del governo, sottolinea l’infondatezza giuridica dell’operazione e chiede alla Russia di riconsiderare il provvedimento anche in ragione dello "storico radicamento" di Ariston Thermo Rus e dell’insussistenza di qualsiasi "connessione con l’attuale crisi internazionale". Secondo l’ambasciata russa, le "spiegazioni" offerte all’Italia descriverebbero invece un altro quadro e sarebbero "esaurienti su legalità e fondatezza delle decisioni prese". "Passi compiuti nell’ambito giuridico", recita il comunicato via Facebook. Provvedimenti "in risposta" ad atti "ostili e contrari al diritto internazionale" ad opera "degli Stati Uniti e dei suoi stati stranieri affiliati, finalizzati a privare illegalmente la Russia, i suoi legali e gli individui, del diritto a proprietà situate nel territorio di quei Paesi". Paramonov ricorda "che a Mosca è sempre stata data particolare importanza ai fruttuosi" e reciproci "rapporti economici e commerciali". "Tutte le responsabilità" delle attuali "conseguenze negative" sarebbero quindi delle "autorità italiane" che non difenderebbero "i veri interessi nazionali per partecipare a disperate e pericolose avventure geopolitiche anti russe".

Schermaglie in piena regola, sullo sfondo della principale questione in sospeso tra Occidente e Russia: l’ipotesi, caldeggiata dagli Stati Uniti e sin qui respinta dai partner europei, di utilizzare i 300 miliardi di dollari riconducibili alla Russia, in gran parte congelati nei forzieri delle banche europee, per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. La recente visita romana di Gina Raimondo – la segretaria americana al Commercio nel cui comunicato dopo il colloquio con Giorgia Meloni è presente un esplicito riferimento "al supporto all’Ucraina" mancante invece nella contemporanea nota di Palazzo Chigi – suggerisce un probabile sondaggio dell’Italia sul tema più caro all’amministrazione Biden. Ma nessun Paese Ue, neppure l’Italia dichiaratamente filo Kiev, oggi sembra intenzionato ad alzare sino a questo punto la posta, anche per timore che autocrati di altri Paesi (quelli arabi soprattutto) possano togliere i propri capitali dalla zona euro. La quasi nazionalizzazione messa in campo nei confronti di Ariston, Bosch e altre aziende Ue appare quindi come un reiterato invito muscolare di Vladimir Putin a preservare i rapporti con Mosca.

Ora tocca a Bruxelles farsi sentire. "In linea con i partner europei, ed in particolare con la Germania, l’Italia chiede alla Russia di ritirare le misure adottate contro legittime attività economiche di imprese straniere nel Paese. Le competenti strutture continuano a seguire e a monitorare la situazione, in stretto raccordo con la nostra ambasciata a Mosca e la nostra rappresentanza permanente presso l’Ue", afferma la Farnesina. E il vicepremier Tajani si riserva di approfondire il caso insieme ai partner di G7 e UE valutando una risposta appropriata. Un ’tavolo Russia’ è convocato per giovedì assieme a rappresentanti di Confindustria e ai ministeri coinvolti.

Si muove sul dossier anche il ministro del Made in Italy Adolfo Urso. La conference call con Paolo Merloni e Maurizio Brusadelli, presidente e ad di Ariston Group, alla presenza del governatore delle Marche Francesco Acquaroli, illustra la messa a punto di un più esaustivo pacchetto sanzionatorio europeo per tutelare le imprese interessate da atti di ritorsione. Tra le ipotesi in discussione, ci sarebbe anche la possibilità, per le società colpite dagli espropri, di aggredire giudiziariamente gli asset appartenenti ai soggetti russi beneficiari delle esecuzioni forzate. Nella prima giornata di Borsa dopo il blitz del Cremlino, Ariston Holding parte in calo di oltre il 2% per poi chiudere addirittura a +0,68%, nonostante la perdita del 3% del fatturato ora passato sotto il controllo di Gazprom Household Systems.