Roma 23 aprile 2024 – Ospitare armi nucleari in Polonia è una questione di politica interna polacca, non un input che arriva dalla Nato. Informalmente: reagiscono così fonti dell’Alleanza alle dichiarazioni del presidente polacco Andrzej Duda.
"Se i nostri alleati decidessero di schierare armi nucleari sul nostro territorio come parte della condivisione nucleare, per rafforzare il fianco orientale della Nato – ha detto il presidente polacco in una intervista al quotidiano Fakt – siamo pronti a farlo. La Russia sta militarizzando sempre di più l’enclave di Kaliningrad e sta trasferendo le sue armi nucleari in Bielorussia. Da tempo abbiamo segnalato la nostra disponibilità agli Stati Uniti e questo tema è da tempo un tema discusso tra i due Paesi".
Duda non è nuovo alla richiesta di portare armi nucleari sul suolo polacco. Ha iniziato a farlo nell’ottobre 2022 in una intervista alla Gazeta Polska e ha continuato nel 2023. E secondo la costituzione polacca è formalmente il capo supremo delle forze armate e "agisce tramite il ministro della Difesa".
Il problema è che il premier centrista polacco Donald Tusk e la coalizione civica ed europeista ora al governo la pensano molto diversamente da Duda, l’esponente di Diritto e giustizia rieletto presidente nel 2020. E ieri Tusk era a dir poco irritato. "Tengo molto – ha replicato Tusk – a che la Polonia viva in sicurezza, a che sia ben armata, ma vorrei anche che ogni iniziativa venga, prima di tutto, molto ben preparata dalle persone responsabili. Attendo con impazienza un incontro con il presidente Duda, per conoscere tutte le circostanze che hanno portato il presidente a fare questa dichiarazione circa una disponibilità della Polonia ad ospitare armi nucleari".
L’accusa, neppure tanto velata è quella di irresponsabilità perché rischia di causare un’ulteriore frizione con l’avversario strategico storico della Polonia: la Russia. Che infatti a fini propagandistici ha subito colto la palla al balzo . "Le forze armate russe – ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov – adotteranno le misure necessarie per garantire la sicurezza nazionale se la Polonia ospiterà armi nucleari. I militari analizzeranno la situazione se tali piani verranno attuati e faranno tutto il necessario e prenderanno tutte le contromisure necessarie per garantire la nostra sicurezza".
In realtà le mosse russe sono già state fatte da tempo e non solo nell’enclave di Kaliningrad (che confina con la Polonia) dove sono presenti nella base di Kulikovo bombe atomiche per aerei e testate atomiche per missili (SS21, SSS26 e Iskander), ma anche in Bielorussia, come ha annunciato Vladimir Putin il 16 giugno 2023: "Le prime testate nucleari sono state consegnate alla Bielorussia. Queste sono solo le prime. Entro la fine dell’estate, entro la fine dell’anno, avremo completato tutto questo lavoro".
La Nato da parte sua non ha alcuna necessità di aumentare il numero di testate tattiche presenti in Europa. Introdotte nel 1954 e giunte negli anni ’70 ad un picco di 7mila, sono scese dopo il crollo dell’Unione Sovietica, fino a toccare quota 100 all’inizio degli anni ’20. Stazionate in sei basi – Aviano e Ghidi in Italia, Buchel in Germania, Kleine Brogel in Belgio, Volkel in Olanda e Incirlik in Turchia – sarebbero ora poco più di 70, a causa del ritiro di buona parte dello stock ad Incirlik. Sono tutte bombe atomiche B61, lanciabili da aerei, che hanno potenze variabili da 0.3 a 170 chilotoni. A questo si aggiungono gli ordigni a bordo dei bombardieri strategici americani che fanno dei “tour“ in Europa e quelle sui sommergibili americani e le atomiche francesi e inglesi. Piazzare bombe in Polonia non innalzerebbe la deterrenza e aumenterebbe la tensione. Ma la politica ha altre logiche.