Roma, 5 dicembre 2024 – Professor Marc Lazar, politologo in cattedra alla facoltà parigina di Sciencepo e alla Luiss di Roma, a margine della mozione di censura al governo Barnier, in Francia si evoca la crisi della duratura Quinta repubblica: siamo a questo punto?
"No, questo no. Il progetto della France Insoumise di Jean Luc Mélenchon punta effettivamente a una Sesta Repubblica più parlamentare".
In contrasto col plebiscitarismo imperante…
"Per il momento comunque non siamo di fronte a una crisi istituzionale. Si tratta di una crisi ministeriale, il governo cade su una misura specifica, con una dimensione politica da accertare. Anche perché il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha la possibilità di nominare un nuovo primo ministro. E certamente lo farà".
Pare che voglia farlo in 24 ore, per avere un governo già sabato all’inaugurazione di Nôtre Dame alla presenza di Donald Trump...
"Che possa indicare il premier che cerchi di formare il governo è possibile, averlo in carica no".
L’obiettivo della crisi ormai sono le dimissioni del presidente Macron?
"Adiamo per ordine. L’idea di una democrazia con un ruolo più importante del Parlamento, come si era profilato dopo le elezioni di luglio, era sensata. Serve un riequilibrio verso il Parlamento dell’organizzazione della Quinta repubblica. Ma l’esperienza di questi tre mesi ha dimostrato l’incapacità totale dei partiti di far vivere una democrazia parlamentare:ognuno ha giocato per sé senza una minima nozione di compromesso. Questo è la prima cosa ed è incredibile. Poi è vero che sia France Insoumise, che per prima ha posto il tema, che il Rassemblement National cercano di ottenere le dimissioni di Macron per andare a elezioni anticipate. Che possano ottenerle, per il momento non lo credo per tre ragioni".
Quali ragioni?
"La prima è che esiste una Costituzione e ora la palla è in mano al Presidente. La seconda è di ordine psicologico e riguarda il fatto che Macron farà di tutto per arrivare a fine mandato. La terza è che molti esponenti politici, centristi di destra e socialisti in primis, non vogliono elezioni anticipate perché non sono pronti e faranno il possibile per evitarlo".
E se i mercati speculano come accadde in Italia nel 2011?
"È un’ipotesi che potrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane. In caso di tempesta finanziaria la Francia, che ha un debito importante, potrebbe trovarsi indebolita, anche se ha un’economia forte e un’amministrazione pubblica efficiente. Le valutazione delle agenzie di rating è AA-. Ma può diventare un pericolo nel caso in cui si verificasse l’incapacità di formare un governo, con Macron che nomina un premier, che presenta il nuovo budget, ma viene battuto da un’altra mozione di censura. È quel che ha prospettato Marine Le Pen".
La leader del Rn accelera così perché teme l’ineleggibilità a causa della prossima sentenza del processo sui fondi europei?
"Sicuramente qualcosa in lei è cambiato. Ha vissuto malissimo la richiesta di condanna e ancor più che il suo pupillo, Jordan Bardella, si sia affrettato a sostenere che il candidato alla presidenza non deve avere macchie, lanciando se stesso. Quindi cerca di riprendere prima di tutto le redini del partito".
Molto indica in Le Pen la prossima presidente...
"Sicuramente c’è una dinamica forte. Lei è riuscita in un’opera di accreditamento per dimostrarsi meno pericolosa della sinistra. Ma le rimane un grosso handicap di credibilità".
Perdoni l’insolenza, ma non è un pregiudizio intellettuale un po’ snob verso la destra che difende le pensioni?
"È vero. Le sue trincee sono state immigrazioni e tutela sociale delle pensioni. Ma proprio la mozione di censura dimostra il suo handicap di credibilità agli occhi dell’elettorato moderato cui mira".