di Massimo Selleri
Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, andrà in missione a Kiev e contemporaneamente l’arcivescovo Claudio Gugerotti, capo del dicastero vaticano per le Chiese orientali, si recherà a Mosca. È questa la prima tappa del piano piano di pace disegnato da papa Francesco con i due che dovranno rispettivamente incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin. Nel più perfetto stile vaticano dalla Santa Sede non arrivano né conferme né smentite, dato che il protocollo prevede che la notizia venga divulgata solo quando è certa, e in questo caso una delle difficoltà principali perché la volontà del Pontefice diventi concreta è che le due visite si svolgano in modo simultaneo in modo che non si dica che una realtà ha avuto un trattamento migliore rispetto all’altra.
Quello che è certo è che Bergoglio, tornando da una visita di tre giorni a Budapest, il 30 aprile scorso ha annunciato una missione di pace, e che il 3 maggio ha avuto un lungo incontro con Zuppi, dove ha chiesto all’arcivescovo di Bologna di avere un ruolo attivo in una questa operazione che prevede la fine del conflitto. Scontata la risposta del porporato che ha sempre pensato che il dialogo fosse l’unica via per arrivare alla pace. "Ogni guerra si conclude con un accordo – è la posizione del cardinale espressa in più occasioni – perché la pace non è mai l’equilibrio della paura, ma è l’abbandono della logica della distruzione per abbracciare quella della giustizia e della vita". Il presidente della Cei si pensa possa essere un interlocutore efficace non per solo per la sua storia personale, l’arcivescovo di Bologna ha svolto il ruolo di mediatore per arrivare a una tregua nella complessa guerra civile in Mozambico e nel disarmo dell’Eta nella parte francese dei Paesi Baschi. "L’unico modo per uscire da questo conflitto – ricordava Zuppi durante lo scorso triduo pasquale – è quello di ripartite dagli accordi di Minsk, senza dimenticare che è dal 2014, e non dall’anno scorso, che si combatte in Donbass".
Il gradimento dei due ‘visitatori’ da parte di Russia e Ucraina è ritenuto il passo preliminare per procedere in un piano che ha come primo obiettivo quello di avere una tregua interlocutoria all’interno della quale i bambini ucraini portati in territorio russo possano essere ricongiunti alle loro famiglie. Su questo punto Francesco sta incontrando le resistenze di Kiev, che intende porre fine al conflitto solo quando sarà raggiunta nuovamente l’integrità territoriale. La missione è tutta in salita, ma la terza carta che la Santa Sede intende giocare è quella di coordinarsi con altre iniziative, a partire da quella cinese, per arrivare a uno stop anche solo temporaneo, della guerra.