di Marta
Ottaviani
Amici come prima, almeno per il momento. Di certo, non con quella "punizione esemplare" di cui parlava nei suoi discorsi in televisione. Il presidente russo, Vladimir Putin, sembra averci ripensato e, lo scorso 29 giugno, ha incontrato al Cremlino nientemeno che Evgeny Prigozhin, accompagnato da alcuni generali della sua Wagner, l’esercito privato più grande del mondo, che appena due settimane fa era quasi arrivato alle porte di Mosca. Una rivolta a sorpresa che ha fatto tremare il presidente. Il peggio si era evitato solo grazie alla mediazione del presidente bielorusso Lukashenko. A sentire il portavoce, Dmitrij Peskov, "la Wagner ha garantito lealtà alla Russia". Putin avrebbe incontrato il suo ex cuoco personale – poi passato a business più redditizi come la guerra – insieme con altre 35 persone. Fra queste c’era anche il Capo di Stato maggiore, generale Valerij Gerasimov, insultato più volte da Prigozhin nei suoi video dal fronte divenuti virali. Più volte il capo dei mercenari ne ha chiesto le dimissioni a causa della gestione del conflitto in Ucraina e delle numerose vittime riportate dall’esercito russo.
Il gruppo riunito al Cremlino ha parlato di guerra per circa tre ore. La Wagner, la compagnia di Prigozhin che doveva essere smantellata, sembra essere più necessaria che mai, con buona pace del presidente Putin – che aveva definito chi combatteva e il suo capo "traditori della Patria" – e delle televisioni di Stato russe, che nei giorni scorsi hanno denigrato Prigozhin in ogni modo.
Saranno anche dei traditori, ma i risultati più significativi che la Russia ha raggiunto in battaglia sono stati resi possibili proprio grazie alla Wagner, che il Cremlino avrebbe voluto sciogliere dal primo luglio scorso e che adesso potrebbe tornare a essere più preziosa che mai. Gli ucraini, ieri, hanno annunciato di avere riconquistato Bakhmut, la cittadina in Donbass teatro di una sanguinosa battaglia durata mesi e costata migliaia di vite ai russi, che alla fine erano riusciti a espugnarla solo grazie all’intervento della Wagner. Kiev ha fatto sapere che le truppe regolari di Mosca, che si erano insediate in città dopo che il corpo di mercenari aveva deciso di abbandonarla, sono state circondate dall’esercito ucraino. Se la notizia dovesse essere confermata, per il Capo del Cremlino di tratterebbe di uno smacco su tutta la linea. Putin è stato costretto a richiamare e a fare pace con Prigozhin, che deve le sue fortune non solo alla sua intraprendenza, ma soprattutto alla protezione che il presidente gli ha garantito in tutti questi anni.
L’ex chef, e, dallo scorso 30 giugno, anche ex proprietario della ‘fabbrica dei troll’, strumento importantissimo per la propaganda di Mosca, con la sua protesta ha messo a nudo tutta la debolezza di Putin, fino a pochi mesi fa ritenuto inscalfibile. Adesso Prigozhin potrebbe seriamente pensare a un’avventura politica. Ammesso che il clima interno regga. I russi sembrano essersi resi conto solo in parte di che cosa sta succedendo in Ucraina e di quanto questo conflitto stia costando al Paese. Vedere Putin che torna a parlare con Prigozhin come se non fosse successo nulla non può fare altro che aumentare la debolezza del presidente, adesso anche davanti al suo elettorato, con il suo ex chef personale, già applaudito con le sue truppe quando era di stanza nella regione di Rostov, che inizia a diventare sempre più familiare all’opinione pubblica.