Domenica 22 Dicembre 2024
NINA FABRIZIO
Esteri

Il Papa: Israele bombarda i bimbi: "E non fa entrare il patriarca a Gaza"

L’affondo di Francesco durante gli auguri di Natale ai cardinali: questa non è guerra, è crudeltà . L’ambasciata di Tel Aviv: falso, la richiesta di Pizzaballa è stata accolta. Israele lo accusa di ‘doppi standard’.

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, 59 anni, patriarca latino di Gerusalemme

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, 59 anni, patriarca latino di Gerusalemme

Sono state istintive e non mancheranno di far discutere le parole con cui papa Francesco si è rivolto ieri a braccio, prima di pronunciare il discorso ufficiale, ai confratelli cardinali della Curia ricevuti per i tradizionali auguri di Natale. "Ieri (venerdì, ndr.) il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa – ha denunciato – non l’hanno lasciato entrare a Gaza, come avevano promesso; e ieri sono stati bombardati dei bambini. Questo è crudeltà. Questo non è guerra. Voglio dirlo perché tocca il cuore".

Una specie di sfogo per Bergoglio che da mesi è in contatto tutti i giorni con i circa 500 cattolici di Gaza asserragliati ormai dal 7 ottobre scorso 2023 nella piccola e inerme parrocchia della Santa famiglia, divenuta, da quando è partita l’offensiva israeliana, anch’essa bersaglio di bombardamenti e tiri dei cecchini: due catechiste sono state uccise e diverse persone sono nel frattempo morte di stenti nonostante non ci sia alcuna prova che il compound della parrocchia copra o ospiti miliziani di Hamas. Israele non ha mai consentito neppure al parroco della Sacra Famiglia, che prima del 7 ottobre 2023 si era recato temporaneamente fuori della Striscia, di fare rientro. Ora, ha rivelato il Papa, è il cardinale Pierbattista Pizzaballa, italiano di origine ma da oltre 30 anni frate in Terra Santa, biblista, studioso dell’ebraico e personalità stimata da ambo i fronti, a tentare di raggiungere quel drappello di comunità cristiana per una missione umanitaria per Natale.

Fonti vicine al patriarca minimizzano l’accusa del Pontefice sostenendo che l’ingresso di Pizzaballa sia saltato all’ultimo per un disguido e che potrebbe concretizzarsi nelle prossime ore. È noto del resto che la comunità cristiana in Israele sta osservando un profilo basso per evitare di aggravare la situazione. Ieri sera, poi, è intervenuta sul social X l’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede. "Contrariamente alle false accuse pubblicate sui media, la richiesta del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, di entrare a Gaza è stata accolta, come già avvenuto in passato e secondo le sue preferenze". Più duro, in serata, che accusa il Pontedice di "doppi standard": "Le osservazioni del Papa sono particolarmente deludenti in quanto sono scollegate dal contesto reale e fattuale della lotta di Israele contro il terrorismo jihadista". Il Papa ha parlato invece d’istinto, insofferente alle restrizioni israeliane che non permettono nemmeno a un pastore di abbracciare la sua comunità finita sotto le bombe. L’uscita di Francesco poi, tradisce anche rapporti decisamente tesi con larghi settori del mondo ebraico.

Neanche 10 giorni fa il Vaticano è stato costretto a rimuovere un bambinello e il drappo simil kefiah in cui era adagiato dal presepe donato dalla città di Betlemme, ‘patria’ di Gesù. Ma c’è di più. A bruciare sono ancora quei passi del nuovo libro intervista del Papa in cui Bergoglio afferma candidamente: "Si indaghi se a Gaza è genocidio". Un appello normale dal punto di vista del Pontefice, dinamite pura invece per il governo israeliano. L’ultimo in ordine di tempo a protestare è stato Amichai Chikli, ministro della Diaspora e contro l’antisemitismo. In una lettera pubblicata dal Foglio ha chiesto nuovamente a Bergoglio di ritrattare le frasi sul genocidio, adombrando anche un presunto negazionismo del Pontefice sull’Olocausto.

Anche la comunità ebraica di Roma non risparmia in questi mesi critiche a Bergoglio. Il rabbino Riccardo Di Segni si è detto spesso deluso per il mancato sostegno del Papa ("altro che fratelli maggiori!") alla guerra israeliana, una guerra di difesa a suo dire, perfettamente giustificata dal verso biblico di Isaia "Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo e non studieranno più la guerra", ma solo, ha spiegato, dopo che sia stata ristabilita la giustizia. Una interpretazione che Francesco rifiuta, pensando soprattutto ai bambini.