Stavolta ci ha provato, ha resistito con la sua voce fino a quando ha potuto, nonostante la bronchite. Poi, durante la lettura dell’omelia della messa celebrata in una piazza San Pietro uggiosa, tinteggiata del nero e del grigio delle divise dei 30mila uomini e donne delle forze armate e di polizia accorsi per il loro Giubileo, Papa Francesco ha dovuto alzare bandiera bianca. "Adesso mi scuso un pò – è riuscito appena a sospirare, interrompendo la predica –, chiedo al maestro di continuare la lettura, per difficoltà nel respiro". A terminare l’omelia ci ha pensato allora il maestro delle celebrazioni liturgiche, l’arcivescovo Diego Ravelli, preceduto dallo scroscio di applausi di poliziotti, finanzieri e militari, sospesi tra preoccupazione e sorpresa per quel fuori programma che, complici gli 88 anni di Francesco e i suoi problemi di salute, sta diventando sempre meno un’eccezione.
Prima di bloccarsi il Papa era comunque riuscito a chiedere ai suoi interlocutori in armi e non – ad ascoltarlo c’erano anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, assente il responsabile del Viminale, Matteo Piantedosi –, "di vigilare, per favore: vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi". Finita la messa, profondendo un grande sforzo, Bergoglio ha recitato personalmente l’Angelus, con un pensiero ancora per gli agenti e i militari. "Questo servizio armato va esercitato solo per legittima difesa – ha fatto sue le parole della costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II –, mai per imporre il dominio sulle altre nazioni". A chiudere un pensiero per la pace in Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar, Kivu e Sudan.
Ma a celebrazione terminata, come inevitabile, più delle parole di Francesco, che rientrato in Vaticano ha ricevuto le cure del caso, a fare rumore è stato il suo silenzio. Da mercoledì scorso il Pontefice si trascina una bronchite e un forte raffreddore. Proprio in occasione dell’udienza generale era stato costretto a far leggere integralmente la catechesi ad un officiale della Segreteria di Stato. Tuttavia nelle giornate di venerdì e sabato aveva mantenuto fermi i suoi impegni, solo, per precauzione, le udienze erano state spostate a Santa Marta, più vicine al suo appartamento. Ieri la decisione di celebrare la messa all’aperto per il Giubileo delle forze armate. Un rischio. Il 12 gennaio, sempre per una forma di bronchite, il Papa aveva interrotto la lettura del suo intervento rivolto a un gruppo di comunicatori francesi. Due settimane più tardi, per l’Anno santo dei giornalisti, invece, aveva dato per letto il discorso preparato per l’occasione. "Leggere a quest’ora nove pagine, con lo stomaco che si muove, sarebbe una tortura", aveva suscitato il riso in Aula Nervi. Ma era apparso affaticato, quasi assopito, mentre in carrozzina veniva accompagnato a salutare i suoi uditori, fila per fila.
Stavolta Francesco ha letto. Ci ha provato in ogni modo. E il suo viso gonfio ha restituito agli estimatori come ai detrattori, dentro e fuori San Pietro, tutta la sua fatica e la sua umana sofferenza.