Si è uccisa, gettandosi nella Senna sotto il peso di quelle molestie che 40 anni dopo non era ancora riuscita a dimenticare. L’attrice francese Emmanuelle Debever, 60 anni, si è uccisa il 7 dicembre, lo stesso giorno in cui è stato trasmesso su France 2, la rete pubblica francese, il programma ‘Complément d’enquête: la chute de l’ogre’ (Complemento d’inchiesta: la caduta dell’orco, ndr) su Gerard Depardieu e su tutte le accuse di stupro e violenza sessuale di cui sarebbe stato protagonista. Sarebbe stato proprio Depardieu nel 1982, durante le riprese del film Danton di Andrzej Wajda, a molestare l’allora giovanissima (19 anni) attrice che impersonava la moglie Louison. Era stata la stessa Debever in un post su Facebook del 5 giugno 2019 a raccontare l’accaduto dopo l’archiviazione di un’indagine contro l’attore per stupro e violenza sessuale. Debever aveva scritto sui social un commento carico di amarezza: "Signor Depardieu. Oggi assolto dall’accusa di stupro e violenza sessuale. No comment", aggiungendo: "Il mostro sacro si era permesso delle cose durante quelle riprese, approfittando dell’intimità di una carrozza. Infilando la sua mano sotto la mia gonna, per – così diceva lui – sentirmi meglio, visto che io lo respingevo".
L’attrice era stata una delle prime ad accusare pubblicamente Depardieu di molestie sessuali, ma la sua testimonianza passò quasi inosservata anche se c’era già un precedente. Quello dell’attrice Charlotte Arnould che l’anno prima aveva sporto la prima denuncia contro Depardieu per stupro. Anche se i giorni della popolarità erano ormai lontani e pochi si ricordavano di lei, Debever raggiunse la notorietà nel 1982 per un ruolo nella serie tv ‘Joëlle Mazart’. Poi fu notata per un ruolo in un’altra serie, ‘Médecins de nuit’ e nei film ‘Quidam’ di Gérard Max e ‘Un jeu brutal’ di Jean-Claude Brisseau. In carriera aveva più volte recitato con Depardieu. La notizia della morte di Debever è stata diffusa sull’account X dell’Istituto Nazionale dell’Audiovisivo.
Le modalità del suicidio sono state invece diffuse da una giornalista di Libération. Almeno sedici donne hanno accusato di abusi sessuali l’attore dal doppio passaporto francese e russo. Depardieu è indagato dal 2020 per stupro ai danni di Charlotte Arnould ed è stato accusato più di recente dall’attrice Hélène Darras, nell’ambito di una presunta aggressione sessuale perpetrata nel 2007, durante le riprese del film Disco. L’inchiesta trasmessa da France 2 ha svelato nuovi imbarazzanti filmati del 2018, quando l’attore andò in Corea del Nord per le celebrazioni dei 70 anni del regime di Pyongyang, tempestando di avance e battute a sfondo sessuale la sua stessa interprete nordcoreana, con apprezzamenti anche su una bimba di 10 anni. "Gérard Depardieu, un mostro non più veramente sacro", è l’impietoso commento del quotidiano belga Le Soir, in un articolo consacrato alle scorribande dell’attore in Corea del Nord.
Intanto, sempre in Belgio, Frédéric Masquestiaux (Fredo), quarantottenne sosia ufficiale di Depardieu, ha preso una decisione radicale. In seguito agli insulti ricevuti sui social, scrive il sito La Dernière Heure, ha deciso di ‘non essere più il suo sosia’. "Questo – precisa Masquestiaux nel messaggio pubblicato su Facebook – non cambia l’amicizia che nutro per Gérard, non sono nessuno per poterlo giudicare".