Lunedì 28 Ottobre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Attacco di Israele all’Iran, il generale Camporini: "Blitz non risolutivo. Ma pasdaran in crisi"

L’ex capo di Stato maggiore: la difesa non regge

Roma, 27 ottobre 2024 – Due potenze che dialogano con le armi e non con la politica. Un conflitto che potrebbe continuare in tono minore, ma difficilmente terminerà a breve. Vincenzo Camporini, generale e già capo di Stato Maggiore, ha spiegato perché l’attacco israeliano a Teheran potrà chiudere le ostilità dirette, ma non è risolutorio.

Generale Camporini, che idea si è fatto dell’attacco israeliano all’Iran?

"Stiamo assistendo a una sorta di balletto fra le due potenze. Io faccio un attacco militare con danni limitati, tu ci pensi un po’ e poi mi rispondi in modo analogo. Alla fine, tutti e due salvano la faccia e si ricomincia da capo. Purtroppo, questa è la situazione. L’orgoglio nazionale prevale sulla razionalità operativa".

Il generale Camporini: "Blitz non risolutivo. Ma pasdaran in crisi"
Il generale Vincenzo Camporini
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Cosa può succedere adesso? L’Iran risponderà a Israele?

"I comunicati indirizzati da Teheran verso la popolazione sottolineano come non sia successo niente e non ci siano stati danni. Questo ha due motivazioni. La prima quella di poter dire che in questo momento non è il caso di proseguire oltre. La seconda è fare credere agli iraniani che i loro sistemi di difesa funzionino. Non è vero, perché se 100 aeroplani entrano nello spazio aereo iraniano senza che nessuno si faccia un graffio, significa che il sistema di difesa ha qualche problema".

Sembra che Israele abbia avvisato dell’attacco e sia anche riuscito a eludere i sistemi difensivi iraniani…

"L’avviso di Israele fa parte del giochino di cui parlavo prima. È un dialogo non con i mezzi della politica, ma con quelli della guerra".

Ma l’Iran ha la capacità militare di rispondere in forza a Israele?

"No. Prima di tutto non c’è continuità territoriale fra Israele e Iran e quindi ci sono difficoltà logistiche insuperabili. Potrebbe tentare tramite proxy come Hezbollah e Hamas, che però sono ridotti ai minimi termini. Possono punzecchiare, ma non rappresentare una minaccia reale".

E per via aerea?

"C’è un problema di disponibilità di risorse, credo. L’altro giorno, il presidente neoeletto si è recato in Qatar. Il suo aereo era scortato da due caccia. Erano due F4. Gli F4 ormai li leggiamo sui libri di storia perché sono macchine acquisite ai tempi dello Scia. Vengono mantenuti in efficienza, cannibalizzando gli uni e gli altri con pezzi di ricambio che arrivano non si sa da dove. La capacità operative della difesa aerea è molto modesta".

Lo scambio di attacchi può rappresentare la fine della guerra in Medio Oriente?

"Secondo me andrà avanti, anche se con toni molto ridotti, visto le diminuite capacità operative di Hamas ed Hezbollah. È un modo per tenere alto il livello di tensione, rientra nell’interesse strategico iraniano, che deve mostrare di continuare nella sua azione di difesa dei palestinesi".