Giovedì 14 Novembre 2024
SERGIO CUSANI e PINO TRIPODI
Esteri

Il futuro della Terrasanta: “Uno Stato di Gerusalemme per israeliani e palestinesi. Solo così finirà il conflitto”

Cusani e Tripodi propongono una soluzione alternativa alla via seguita dalle Nazioni Unite. “L’ipotesi di due entità statali non favorisce la pace, ma perpetua una situazione di guerra”

Cusani e Tripodi e la loro proposta per la pace in Medio Oriente

Cusani e Tripodi e la loro proposta per la pace in Medio Oriente

Milano, 12 novembre 2023 – Nel divampare del conflitto fra Israele e Hamas, Sergio Cusani e Pino Tripodi lanciano una proposta in 12 punti dodici punti per approdare ad una pace duratura per israeliani e palestinesi: la creazione di uno Stato di Gerusalemme. Cusani, finanziere che ai tempi di Tangentopoli fu condannato nel processo Enimont, ha ottenuto la piena riabilitazione e sta spendendo la vita in volontariato e progetti di recupero per detenuti. Tripodi è un filosofo e scrittore.

Proposta per un pace duratura in Medio Oriente

1) Quando una guerra si protrae per tanto tempo, vuol dire che le ragioni della pace sono meno forti delle ragioni della guerra.

2) Per militare adeguatamente a favore della pace occorre che le sue ragioni siano più forti di quelle della guerra.

3) Nel caso della guerra di Israele-Palestina il paradosso è che le ragioni della pace sono il carburante principale della guerra.

4) La formula delle ragioni della pace è sempre stata da oltre 70 anni due popoli due stati. Lo urla a gran voce il mondo anche ora nel corso della ennesima guerra in Israele-Palestina. Lo urla dal 1947, da quando è stata sancita dall’ONU. Da allora le guerre non si contano, eppure quella ragione rimane issata su ogni barricata, su ogni trattativa, su ogni accordo, su ogni rapporto diplomatico internazionale. Non ci sarà pace, si continua a dire, fino a quando non ci saranno due popoli due stati.

5) Occorre prendere atto che due popoli due stati, anziché la formula della pace perpetua, è la formula della guerra permanente. Il motivo è semplice. Una parte crescente della popolazione israeliana desidera avere in esclusiva il territorio diviso dalla carta dell’Onu nel 1947. Nello stesso modo, una parte crescente della popolazione palestinese vuole negare il diritto d’Israele a esistere. Le parti fondamentaliste avverse crescono in modo direttamente proporzionale all’impossibilità via via più concreta di erigere due stati. I fondamentalisti di entrambe le parti vogliono la distruzione dell’avversario.

6) Più la divisione in due stati diviene impossibile, più aumentano i conflitti. Le parti avverse hanno bisogno della guerra per esistere. Israele come Stato ebraico ha bisogno della guerra. La Palestina come Stato può realizzarsi solo con la distruzione di Israele. A chiunque desidera realizzare questi ideali occorre chiedere: quanti milioni di morti saranno necessari alla vostra causa?

7) La forza delle ragioni della guerra stanno nell’impossibilità delle ragioni della pace. Nell’impossibilità della formula due popoli due stati è perverso ma realistico per un fondamentalista ebreo pensare che, per esistere, lo Stato di Israele deve occupare tutto il territorio conteso e cacciare i palestinesi. È altrettanto realistico che i fondamentalisti della causa di Palestina vogliano distruggere Israele. L’unica realtà che tiene in vita i fondamentalisti delle due parti è la guerra.

8) Prendere parte per Hamas o per Netanyahu è impossibile per chi cerca ragioni di pace.

9) Non si tratta di professare la causa del né con Israele, né con la Palestina. Né con l’uno né con l’altro, sarebbe troppo comodo e opportunistico, un lavarsi le mani collettivo. Semmai si tratta del contrario, di militare con gli uni e con gli altri, con Israele e con la Palestina ma per salvare entrambi dalla guerra. Per stare dalla parte di Israele e della Palestina occorre opporsi a chi pensa che Israele e Palestina siano cause proprie ed esclusive. A chi pensa che può esistere la Palestina solo se non esiste Israele e nel contempo a chi pensa che possa esistere Israele solo se non esiste la Palestina. Il problema vero non è stare da una parte o dall’altra, ma opporsi a chi pensa di poter godere di diritti e di privilegi da negare alla parte avversa. Questi sono i nemici della pace, questi sono i nemici dell’umanità. Chi desidera la pace deve desiderare che il suo nemico abbia i suoi stessi diritti.

10) Al terribile realismo della guerra occorre opporsi col sublime realismo della pace. Se due popoli due stati non è la formula della pace ma la formula dell’orrore, quale ragione forte e quindi quale altra ipotesi per uscirne si può proporre? Lo Stato di Gerusalemme. Lo Stato di cui hanno bisogno le popolazioni di Israele e di Palestina è uno Stato che riconosca uguali diritti agli israeliani e ai palestinesi, agli ebrei come ai musulmani, ai copti, ai cristiani, senza distinzioni di credo religioso, di colore della pelle, a tutti coloro che ci vivono e ci lavorano.

Gerusalemme è città santa a più religioni. Gerusalemme è porta aperta al mondo. A Gerusalemme ogni vita è sacra, uguale alle altre e altrettanto degna. A Gerusalemme, il Muro del Pianto è la più grande scultura vivente a dimostrazione di quanto siano crudeli e orrificanti le frontiere tra le popolazioni. Che possono e devono convivere. Che possono prosperare nella prosperità di tutti. Che possono decidere quali leggi darsi sulla base della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

11) Lo Stato di Gerusalemme comprenderebbe Israele e Palestina, ma anche altre entità geografiche avrebbero estremo interesse a farne parte. In Israele-Palestina non si combatte una guerra tra le tante. Israele-Palestina è la madre di tutte le guerre della contemporaneità. Lo Stato di Gerusalemme renderebbe possibile la fine di tante altre guerre che senza la loro madre non potrebbero esistere.

12) Lo Stato di Gerusalemme diverrebbe in poco tempo uno degli stati più floridi al mondo. Chi crede la convivenza impossibile rifletta su un esempio storico mai sufficientemente valorizzato: dopo secoli di guerra, dopo due carneficine mondiali, due paesi, la Francia e la Germania, hanno deposto le armi divenendo il baluardo della Comunità Europea e dell’Ue. Con quella mossa hanno reso possibile all’Europa di divenire l’area più prospera e più libera del Pianeta e di vivere uno dei periodi di pace più lunghi della storia europea. Allo Stato di Gerusalemme toccherebbe sorte simile se non migliore. Il mondo contemporaneo è antagonista a qualsiasi idea di Stato esclusivista, all’idea di Stato dove il privilegio degli uni sia apartheid per gli altri. Le ragioni anche in questo caso sono semplici. Per quanto orrifico e distorto, aveva senso che una parte rivendicasse diritti per sé e servitù per altri fino a quando si poteva pensare che il principio base dell’esistenza fosse la scarsità. Nella scarsità chiunque, sbagliando, cerca di accaparrarsi la miglior quota. Ma i problemi della contemporaneità prescindono dalla scarsità. Non c’è abitante del Pianeta che non sia non sia in relazione e che non soffra condizioni di precarietà dettate da altri universali problemi, i cui più rilevanti sono: i cambiamenti climatici, la questione energetica, la dissimmetria demografica. A questi problemi nessuna parte, nessun Paese, nessuna popolazione può rispondere in modo esclusivo ed egoistico. La competizione senza cooperazione in questi campi porta diritto all’autodistruzione.

Le guerre in corso sono ferite che producono ancora pus del Novecento di cui ancora l’umanità fa fatica a liberarsi. Ci sono altre guerre da combattere in primis contro la povertà. Serve la pace per uscirne vincitori come singoli e come specie. Non ci sono più lacrime per piangere altri morti della guerra.