Bianchi
Benjamin Netanyahu non arretra di un millimetro. In un’intervista alla tv americana “Abc” annuncia che nella Striscia di Gaza Israele avrà "la responsabilità complessiva della sicurezza per un periodo di tempo indefinito" dopo la fine della guerra contro Hamas e che non ci sarà nessun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi. Lunedì aveva sentito il presidente americano Joe Biden che evidentemente non è riuscito a convincerlo della bontà del suo piano, quello di restituire la Striscia al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen e di affidare la sicurezza del territorio a una forza multinazionale alla quale partecipino i Paesi arabi.
La reazione statunitense alle ultime dichiarazioni di Netanyahu è negativa. John Kirby, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto al programma della “Cnn” “The morning” che "il presidente crede ancora che una rioccupazione di Gaza da parte delle forze israeliane non sia positiva. Non è positiva per Israele, non è positiva per il popolo israeliano". Kirby ha aggiunto che l’amministrazione Biden continua a spingere per una "soluzione a due Stati", perchè "crediamo che entrambe le parti possano vivere in pace e sicurezza in futuro". "Anche se siamo nel mezzo di un conflitto, – ha spiegato – il presidente non si è arreso" su questa proposta. E ancora: "Biden e Netanyahu non sono sempre in sintonia su tutte le questioni"
Nel campo palestinese emergono perplessità sui progetti statunitensi, anche in settori moderati. Mustafa Barghouti, fondatore e leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, già negoziatore per al Fatah nei colloqui per la riconciliazione interna, è convinto a questo punto del fatto che l’obiettivo di Netanyahu sia occupare la Striscia di Gaza "per sempre" con una "operazione di pulizia etnica" nella quale l’Autorità Nazionale Palestinese potrebbe essere relegata al ruolo "di marionetta".
Netanyahu invece pensa che "l’unica cosa che funziona con questi criminali di Hamas è la pressione militare che stiamo esercitando". L’unica minima concessione è l’ipotesi di pause umanitarie. "Piccole pause – aggiunge – un’ora qui, un’ora là le abbiamo già fatte. Verificheremo le circostanze al fine di consentire l’ingresso di beni umanitari o l’uscita dei nostri ostaggi, di singoli ostaggi".
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, parlando ai giornalisti che seguono la riunione dei ministri del G7 a Tokyo ha proposto per la fase di transizione il modello della forza internazionale schierata in Libano per la missione delle Nazioni Unite Unifil 2: "Da questo punto di vista si può trovare un accordo, ne abbiamo parlato e ne continueremo a parlare".
Moussa abu Marzouk, vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, ha detto alla “Bbc” che gli ostaggi verranno rilasciati, ma che si debbono "fermare i combattimenti" per poterli consegnare alla Croce Rossa. Hamas infatti dice di non essere in possesso dell’elenco completo dei sequestrati e di non sapere dove si trovino tutti, perché sono nelle mani di "diverse fazioni" (come gli alleati filoiraniani della Jihad islamica).