di Roberto Brunelli
ROMA
Cento bombe, per esser certi di far sparire dalla faccia della terra la fabbrica supersegreta dei missili di Hezbollah nel nord del Libano: è stato questo l’ultimo attacco delle forze armate israeliane subito prima della tregua negoziata dallo Stato ebraico con la milizia filo-iraniana. Un “atto finale” per impedire a Hezbollah, che ha rivendicato "la vittoria" per il cessate il fuoco, di produrre in maniera indipendente vettori a lungo raggio, ora e per sempre. La domanda che ora si pone la comunità internazionale è quanto solido – o piuttosto quanto fragile – sia questo cessate il fuoco, data l’estrema infiammabilità della situazione: ancora nella notte i caccia israeliani hanno attaccato 330 obiettivi di Hezbollah, di cui 42 nella sola Beirut e le altre tra Tiro, Nabatia e lungo tutte le vie che collegano il paese alla Siria.
"Oggi sono stato nel nord del Paese, il suono delle mitragliate che si sentivano provenire dal Libano sono il segno chiaro di quanto sia fragile la situazione", spiega l’inviato in Israele della radiotelevisione tedesca Jan-Christoph Kitzler. "Bisogna vedere se davvero le parti in causa si ritireranno. Oggi il portavoce delle forze armate israeliane ha detto ci metteranno almeno 60 giorni per ritirarsi. Ma la gente a nord è molto scettica: comprensibile, dopo quasi 14 mesi passati sotto i missili".
Eppure, nonostante tutto, la tregua sembra poter aprire nuovi scenari nell’area. Anche per Gaza. A dirlo esplicitamente è il Qatar, che spera che l’accordo per il Libano porti ad un’intesa simile nella Striscia. Anche la Casa Bianca mostra una rinnovata spinta per riaprire la partita: "Nei prossimi giorni", ha scritto il presidente uscente Joe Biden su X, "gli Usa faranno un altro tentativo insieme a Turchia, Egitto, Qatar, Israele e altri per ottenere un cessate il fuoco a Gaza, con il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra senza Hamas al potere".
Jan Kitzler dal campo conferma che effettivamente qualcosa si sta muovendo: "Solo il governo israeliano finora non ha dato segnali: ma se le pressioni Usa hanno portato alla tregua in Libano non si può escludere niente". Anche perché pure Hamas ora mostra disponibilità ad una trattativa: "L’annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un grande successo per la resistenza. Hamas è pronto a realizzare una tregua e un serio accordo di scambio di prigionieri".
A fare da paradossale eco, la protesta pacifica delle famiglie degli ostaggi del 7 ottobre seduti per terra nel corridoio davanti all’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu alla Knesset: "Restituiteci i nostri cari, fate l’accordo di tregua come avete fatto con il Libano".