Domenica 2 Febbraio 2025
MARTA FEDERICA OTTAVIANI
Esteri

Il commercio è un’arma geopolitica: "Tecnologia e IA: Pechino è il nemico"

Il politologo Del Pero (SciencesPo): gli Usa vogliono affrancarsi dal Dragone e recuperare sovranità "Anche i Paesi europei sono nel mirino di Washington per scarsa collaborazione in funzione anti-Xi Jinping".

Il professor Mario Del Pero insegna Storia Internazionale all’università SciencesPo di Parigi

Il professor Mario Del Pero insegna Storia Internazionale all’università SciencesPo di Parigi

di Marta Ottaviani

ROMA

Un presidente che fa il duro, con il commercio utilizzato come arma di politica estera, ma che in casa sua potrebbe dover affrontare uno scontro istituzionale con la magistratura. Mario Del Pero, professore di Storia Internazionale all’università SciencesPo di Parigi, dà la sua lettura delle prime mosse del presidente americano.

Professor Del Pero, partono i dazi sulle merci dal Canada, dal Messico e dalla Cina. Qual è la strategia di Trump?

"Usa il commercio come arma di politica estera. Sulla Cina, c’è una certa continuità con Biden: si colpiscono i beni che sono funzionali alla competizione tecnologica. Così gli Usa si affrancano dalla dipendenza dalla Cina e dalle supply chain mondiali, recuperando sovranità. Ma si cerca anche di colpire Pechino in ambiti tecnologicamente avanzati e sensibili anche per la loro applicabilità, soprattutto l’intelligenza artificiale. Più particolari sono i dazi su Canada e Messico. Fu proprio con Trump che fu approvato il Nafta 2 (accordo di libero scambio), che però ha contribuito a fare esplodere deficit con il Messico. C’è poi una componente simbolica, si puniscono i vicini che non fanno abbastanza sull’immigrazione e si puniscono Trudeau e i progressisti".

Il presidente ha messo nel mirino anche la Ue. Userà la stessa assertività?

"Utilizzare il commercio come strumento di politica estera e di sicurezza ci aiuta a capire quali sono le ragioni. C’è un elemento che io definirei quasi ideologico. Il nazionalismo di Trump ha bisogno di flettere i muscoli e dimostrare questa capacità di colpire selettivamente competitor commerciali che possono essere anche alleati. Nei confronti della Ue, Trump attua una funzione punitiva e di pressione. Con la prima colpisce quei settori industriali particolarmente competitivi dell’economia europea che contribuiscono al massiccio surplus con gli Usa. Con la seconda sanziona in qualche modo la mancanza di collaborazione anticinese da parte dell’Europa per indurre i Paesi dell’Ue a collaborare a questo piano di disaccoppiamento delle economie occidentali da quella cinese. Trump vuole togliere la presenza della Cina dalle supply chain mondiali, ma per farlo ha bisogno degli alleati".

I suoi primi giorni sono stati caratterizzati da una pioggia di ordini esecutivi, anche sul tema migranti. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

"Trump fa un largo uso di ordini esecutivi, il cui utilizzo, però, si è moltiplicato negli ultimi 20-30 anni perché è difficile legiferare in un sistema sempre più polarizzato. Certo, con Trump c’è stata una crescita. Però gli ordini approvati in questi giorni hanno una valenza simbolica quasi più importante di quella sostanziale. Servono a trasmettere un’immagine di efficienza e decisionismo. Sarà difficile che tutto ciò venga sostanziato con legislazione. Ci saranno sicuramente tagli alle tasse, oltre a un possibile scontro istituzionale con il potere giudiziario".

Taluni giudici federali hanno bloccato alcuni ordini esecutivi, ma la Corte Suprema è nelle salde mani dei conservatori.

"Se si guarda la composizione delle corti federali, circa il 55% è stato nominato da Obama e Biden. È vero che questa è una Corte Suprema ‘amica’, ma è anche vero che se si guardano i pronunciamenti a volte questo schieramento repubblicano conservatore è meno netto di quanto non si creda. Inoltre, le maggioranze alle due Camere ci sono, ma sono esili e sono maggioranze litigiose".