Martedì 16 Luglio 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Esteri

Il cardinale Pizzaballa: "Gerusalemme ha paura, la gente non esce di casa. Barbarie ingiustificabile"

Il patriarca latino della Città Santa: è tutto presidiato, ci sono più check point. "La situazione dimostra che la questione palestinese deve essere risolta. I luoghi sacri restano aperti per la preghiera, ci sono migliaia di pellegrini".

Roma, 10 ottobre 2023 – "Sono appena arrivato a Gerusalemme. Ho appena aperto la porta. La città è deserta. C’è pochissimo traffico. Poco fa c’è stato un altro allarme aereo: la gente vive tappata dentro casa. Ha paura". Il cardinale Pierbattista Pizzaballa è il patriarca latino di Gerusalemme. È nato a Bergamo ma vive in Israele dal 1990. È stato anche Custode di Terrasanta prima di diventare amministratore apostolico. Il 10 luglio scorso Francesco lo ha nominato cardinale. È tornato soltanto ieri in città: "È tutto presidiato, ci sono più check point di prima. Controllano il territorio perché temono gli attacchi. Lo fanno in maniera molto meticolosa ma insomma, ci si può ancora muovere". Pizzaballa ha appena letto la nota dell’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede che ha accusato di "ambiguità" i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme per un messaggio del 7 ottobre scorso in cui si condanna "ogni forma di attacco ai civili da qualunque parte possa giungere: dalla lettura non si riesce a capire cosa sia successo, chi fossero gli aggressori e chi le vittime. È particolarmente incredibile che un documento così arido sia stato firmato da persone di fede".

Il cardinale Pizzaballa: "Gerusalemme ha paura, la gente non esce di casa. Barbarie ingiustificabile"
Il cardinale Pizzaballa: "Gerusalemme ha paura, la gente non esce di casa. Barbarie ingiustificabile"

Che cosa risponde all’Ambasciata?

"Il messaggio dei patriarchi è partito quando non si aveva ancora piena coscienza di quello che stava accadendo. Comprendiamo lo stato d’animo degli israeliani di fronte all’orrore e alla barbarie di cui solo ora si prende coscienza. Forse sono stati troppo precipitosi nel rispondere ma non è il momento delle polemiche. La situazione è gravissima, dobbiamo lavorare per comprenderci".

Forse la rabbia di Israele deriva dal fatto che i patriarchi non hanno nominato Hamas nel comunicato?

"Sì, è questo il problema, ma loro sono entità politiche. È evidente che noi non possiamo usare il loro linguaggio. Cercheremo di comprendere le loro ragioni, ma non sono loro a determinare quello che diciamo noi".

È vero che i santuari della Custodia di Terrasanta rimarranno aperti nonostante l’emergenza per consentire i pellegrinaggi?

"La Terrasanta è una terra di pellegrinaggi, ce ne sono tantissimi. Quello che è accaduto è stato come l’eruzione di un vulcano: nessuno la poteva prevedere. Ci sono migliaia di pellegrini, non solo italiani, qui. Alcuni sono bloccati perché gli aeroporti sono chiusi. Altri vogliono concludere il pellegrinaggio. Per questo i luoghi santi restano aperti. Ma anche per una questione di principio: sono luoghi di preghiera, è la cosa di cui c’è più bisogno in questo momento".

A Gaza invece c’è una piccola comunità cristiana: poco più di mille fedeli dei quali solo un centinaio cattolici, appartenenti all’unica parrocchia latina della Striscia, dedicata alla Sacra Famiglia. Loro come stanno vivendo questa situazione?

"Stanno tutti bene. La maggior parte si è concentrata nel complesso della chiesa per stare al sicuro ed essere più uniti e sostenersi non l’altro. Ma anche per loro la situazione è difficile: Gaza è sotto i bombardamenti, le bombe non fanno distinzioni".

Lei ha parlato della necessità di trovare una soluzione duratura e globale al conflitto palestinese-israeliano in questa terra.

"La situazione manifesta in maniera evidente che la questione palestinese non è risolta. Così come è chiaro che questa barbarie non ha alcuna giustificazione e non è un modo per reclamare i propri diritti. Ora però che c’è il fuoco delle armi bisogna fare il possibile per ricostruire la fiducia. Ma sappiamo che purtroppo è solo un primo passo".

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