Letteralmente, il Comitato di Oslo per il Nobel per la Pace ha premiato "coloro che sono stati colpiti dal bombardamento". Con almeno due conflitti regionali – Medio Oriente e Ucraina – che rischiano di degenerare su larga scala, la scelta del comitato norvegese è più che simbolica, anche se apparentemente guarda altrove. La medaglia intitolata ad Alfred Nobel, inventore della dinamite, è stata infatti assegnata a Nihon Hadunkya, associazione giapponese che riunisce centinaia di migliaia di Hibakusha, le persone ancora in vita "colpite dal bombardamento". Il bombardamento, ovvio, è quello di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945). Niente da fare dunque per nomi divisivi, politicizzati, a rischio di strumentalizzazioni, come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky o la stessa Onu, ormai nel pieno di un conflitto quasi diretto, a parole e bombe, con Israele.
Ma la motivazione è comunque un segnale chiaro, in tempi di guerra, pardon guerre: "Per i suoi sforzi per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari e per aver dimostrato attraverso testimonianze che le armi nucleari non devono mai più essere usate". Evidente il riferimento alle ripetute minacce di escalation nei conflitti in corso. Il Comitato di Oslo non usa giri di parole: "Potrebbe distruggere la nostra civiltà. È allarmante che oggi il tabù dell’uso del nucleare sia messo sotto pressione".
Tomoyuki Mimaki, co-presidente di Nihon Hidankyo, ha dovuto darsi un pizzicotto in diretta da Hiroshima, quasi non credeva al premio: "Sembra davvero un sogno". Ma il sogno è più un incubo, e infatti Mimaki ha lanciato uno sguardo disperato al presente: "A Gaza vediamo bambini insanguinati. È come in Giappone 80 anni fa". Si continua a morire, anche senza l’atomica.