Giovedì 21 Novembre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

I rinforzi inviati da Putin, giovani allo sbaraglio fatti subito prigionieri

Inesperti e arruolati a forza, 200 quelli già catturati

Roma, 19 agosto 2024 – Sono giovani, il più delle volte non hanno mai preso in mano un’arma. Arruolati a forza e mandati in prima linea, dove l’auspicio migliore è finire prigionieri del nemico. I metodi di arruolamento da parte di Mosca sono noti fin dall’inizio della guerra in Ucraina. Con l’operazione delle truppe di Kiev nella regione di Kursk sono riemerse tutta la fragilità e la crudeltà di quella che dovrebbe essere una grande potenza globale.

Giovani soldati russi catturati dagli ucraini e reclusi in un centro di detenzione
Giovani soldati russi catturati dagli ucraini e reclusi in un centro di detenzione

Da giorni i canali Telegram dei media indipendenti, come il Moscow Times, avevano denunciato la massiccia presenza di coscritti fra gli oltre 5.000 soldati che il Cremlino ha inviato al confine per cercare di arginare l’avanzata delle truppe di Kiev. È stato calcolato che i militari professionisti, o almeno quelli che hanno ricevuto un training in grado di affrontare una situazione di guerra, siano appena il 20%. Gli altri sono persone arruolate a forza. Molti non arrivano a 24 anni. Provengono dalle regioni più povere della Russia, a migliaia di chilometri da quell’Ucraina, vista dal Cremlino come una terra irredenta, con buona pace della Storia e del diritto internazionale. I più fortunati vengono mandati al fronte dietro la garanzia di aiuti economici alle loro famiglie, oltre a uno stipendio al fronte che può superare i 2.000 dollari al mese e che sarebbe impensabile nella vita di tutti i giorni.

Per tutti l’imperativo è lo stesso. Combattere per la patria fino a sacrificare la propria vita. Il contrario è alto tradimento e di questo potrebbero venire accusati gli oltre 200 giovani che secondo il Washington Post si trovano nelle mani degli ucraini. Meglio rimanere prigionieri del nemico che subire la giustizia russa e l’onta di un Paese che storicamente non ha mai avuto rispetto per la vita dei suoi soldati. Dall’epoca imperiale a Putin, passando per l’Unione Sovietica.

L’espressione per indicare le prime linee non è mai cambiata: pushechnoye myaso, carne da cannone. Il destino tragico di un popolo votato all’obbedienza, che non ha mai conosciuto la democrazia e dove il sentimento predominante è quello dell’apatia, che non permette nemmeno di pensare a un’alternativa al presidente Putin, che proprio in questi giorni, secondo un sondaggio ufficiale, ha aumentato il suo gradimento, superando l’80%. Intanto, su Telegram, compaiono le foto di giovani di cui non si sa nulla. I gruppi delle madri dei soldati impiegati nell’operazione militare speciale, come in Russia chiamano la guerra per legge, non hanno mai cessato di funzionare da oltre due anni. Molte non sanno che fine abbia fatto il proprio figlio, altre hanno scoperto che è morto ed è stato tumulato a centinaia di chilometri. Altre non rivedranno mai i corpi. Si parla di migliaia di persone. Tanti giovani partiti per servire un Paese che esiste solo nella testa del presidente e del suo cerchio magico.