Venerdì 30 Agosto 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

I raid in Cisgiordania. Tel Aviv: "Uccisi terroristi". Ma l’Onu chiede il ritiro

Rivendicata la legittimità dell’operazione: miliziani nascosti negli ospedali. Cresce la tensione con Hamas che minaccia nuovi attentati kamikaze in Israele.

I raid in Cisgiordania. Tel Aviv: "Uccisi terroristi". Ma l’Onu chiede il ritiro

Rivendicata la legittimità dell’operazione: miliziani nascosti negli ospedali. Cresce la tensione con Hamas che minaccia nuovi attentati kamikaze in Israele.

Dopo Gaza e Libano da mercoledì l’esercito israeliano concentra il proprio sforzo maggiore nel nord della Cisgiordana, dove ha lanciato l’operazione più vasta in quell’area dalla fine della intifada dal 2006. Due brigate sono state inviate nei campi profughi di Jenin e Tulkarem, mentre in tutta la Cisgiordania Israele mantiene 20 battaglioni incaricati fra l’altro di elevare i controlli al confine con la Giordania, di presidiare la linea di demarcazione con Israele e di tenere sotto controllo i punti di frizione fra gli agricoltori palestinesi ed i coloni dove negli ultimi mesi si sono ripetuti gravi incidenti, anche mortali. Dall’inizio della guerra 600 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania in scontri fra miliziani e l’esercito. Nei primi due giorni della nuova operazione ne sono stati uccisi almeno altri 17, secondo fonti palestinesi. Le immagini che giungono dal terreno sono impressionanti. Ruspe militari che scavano sotto l’asfalto dei campi profughi per disinnescare potenti ordigni deposti per fare strage di soldati. Ospedali tenuti sotto assedio "per impedire – secondo il portavoce militare – che i terroristi vi trovino rifugio". Attacchi di droni a singoli miliziani. Militari in borghese impegnati in attacchi a sorpresa nelle ‘casbeh’. Depositi di armi e di ordigni scoperti in serie, talvolta anche in luoghi di preghiera. Miliziani che si consegnano all’Autorità palestinese per salvarsi la vita.

Popolazione civile sotto choc, incerta se restare nelle proprie abitazioni ai margini dei combattimenti, oppure – come a Gaza – cercare rifugio temporaneo in ‘zone protette’: col dubbio angosciante che l’elemento ‘temporaneo’ diventi poi definitivo. Con questa operazione, ha spiegato il ministro degli esteri Israele Katz, l’esercito intende contrastare una vasta operazione di destabilizzazione ispirata dall’Iran. Almeno cinque i terroristi uccisi nel raid – secondo l’Idf – tra i quali Muhammad Jaber, comandante dell’ala militare della Jihad islamica a Nur Shams e uno dei suoi fondatori, nel marzo 2022. L’Onu, dal canto suo, per bocca del segretario generale Antonio Guterres, ha chiesto "la fine immediata delle operazioni dell’Idf in Cisgiordania". Ieri un dirigente di Hamas, Khaled Meshal, ha fatto appello alla ripresa degli attentati suicidi in Israele. E proprio un kamikaze di Hamas giunto da Nablus si è fatto esplodere una settimana fa a Tel Aviv, a pochi passi da una sinagoga affollata. L’attentato è fallito ma avrebbe potuto provocare una strage che avrebbe costretto Israele ad una immediata offensiva in Cisgiordania.

Israele ha dunque deciso di prendere in mano la iniziativa anche perché che la Cisgiordania rischia comunque di uscire di controllo in ogni momento.