di Aldo Baquis
TEL AVIV
All’indomani di un massiccio attacco aereo israeliano l’Iran ha avvertito che risponderà a quella incursione e ha annunciato un drastico aumento delle proprie spese militari per il 2025. Nelle stesse ore gli Hezbollah hanno formalmente annunciato che lo sceicco Naim Qassem assumerà la guida dell’organizzazione dopo l’eliminazione in rapida successione da parte di Israele di Hassan Nasrallah e del suo primo successore Hashemi Sefiaddine. E un giornale arabo, a-Shark al-Awsat, è già in grado di rivelare che esiste un legame fra questi sviluppi: esperti dei Pasdaran sarebbero sopraggiunti in Libano per assistere sul terreno gli Hezbollah che continuano a lanciare in media 200 razzi e missili al giorno contro obiettivi in Israele.
Intanto l’esercito israeliano prosegue nelle operazioni sistematiche di distruzione delle infrastrutture militari degli Hezbollah nascoste in edifici civili o in vaste postazioni sotterranee nel Libano meridionale, a ridosso del confine. Dal punto di vista militare queste operazioni volgono al termine e ieri il premier Benjamin Netanyahu ha presieduto una consultazione per verificare se esista la possibilità di trovare una soluzione diplomatica al conflitto in Libano, basata fra l’altro su un ruolo potenziato dei caschi blu dell’Unifil e dell’esercito nazionale libanese.
Ritenuto più figura religiosa che non responsabile militare, lo sceicco Qassem è stato fra i fondatori degli Hezbollah, ma ha sempre accettato un ruolo di secondo piano, all’ombra prima di Abbas Musawi e poi di Nasrallah. Laureato in chimica, padre di sei figli e autore di numerosi testi religiosi, ha sempre preferito svolgere un ruolo politico. Osservatori libanesi ritengono che manchi del carisma di Nasrallah e della forza di Sefiaddine. Ma i drammatici eventi delle ultime settimane lo hanno costretto a compiere questo mese una visita a Teheran e a entrare nel vivo delle relazioni con i Pasdaran. Nelle sue prime dichiarazioni pubbliche ha assicurato che gli Hezbollah hanno mantenuto notevoli capacità militari offensive. Ma ha anche espresso sostegno agli sforzi del presidente del parlamento Nabih Berri (come lui sciita, leader del partito Amal) di lavorare per una tregua. Da Israele è subito giunta una chiara minaccia: "Se seguirà la linea dei suoi predecessori – ha avverito su X un portavoce governativo – il suo mandato rischia di essere molto breve".
In Iran si cerca intanto di stabilire l’entità dei danni provocati dalla aviazione israeliana. In particolare viene espressa preoccupazione per gli attacchi contro le batterie di difesa aerea: le ‘S300’ di produzione russa e le iraniane ‘Bavar373’. Media iraniani hanno espresso malumore per l’atteggiamento mantenuto in questo frangente da Russia e Cina. Invece di schierarsi nettamente con Teheran, si sono limitate ad "esprimere preoccupazione". Analisti iraniani dubitano che la Russia, alla luce dei suoi impegni in Ucraina, sia in grado di fornire nuove batterie di difesa ‘S300’, senza le quali gli obiettivi strategici del Paese rischiano di essere alla mercè dei piloti israeliani. In questo contesto e’ giunto l’annuncio del parlamento di Teheran di aumentare di oltre il 200% il bilancio dell’anno 2025 per le spese militari. Secondo il centro studi Sipri di Stoccolma nel 2023 l’Iran ha investito in spese militari 10,3 miliardi di dollari.