Dopo aver festeggiato la vittoria dell’"amico" Donald Trump, Benjamin Netanyahu si guarda dai nemici interni e va avanti con determinazione sulla strada militare. Così come dall’altro lato Hamas e Hezbollah. Tanto che il Qatar rinuncia al ruolo di mediatore tra i contendenti del conflitto che dal 7 ottobre 2023 infiamma il Medio Oriente. È stata una domenica tumultuosa per l’ufficio del primo ministro israeliano, con l’atmosfera diventata incandescente dopo che di prima mattina i media nazionali hanno tirato in ballo il suo capo staff indicandolo come il responsabile dei documenti truccati sulla guerra.
Tzachi Braverman è stato individuato come il funzionario sospettato di aver ricattato un ufficiale dell’Idf affinché alterasse i verbali di riunioni all’inizio delle ostilità, minacciandolo con un video ritenuto sensibile. Il premier ha accusto i media di aver aperto un ulteriore fronte, quello delle fake news: "Negli ultimi giorni il mio ufficio è stato oggetto di un attacco selvaggio. È una caccia progettata per danneggiare la leadership del Paese e indebolirci nel mezzo di una guerra. Questo non mi scoraggerà. Sono più determinato che mai ad arrivare alla vittoria assoluta", ha dichiarato Netanyahu.
Il report, pubblicato per prima dalla tv pubblica Kan, è arrivato dopo che si era saputo di una denuncia di diversi mesi fa al capo di stato maggiore Herzi Halevi secondo cui l’ufficio del premier aveva ottenuto e faceva un uso inappropriato di filmati sensibili di un ufficiale. Un funzionario della cerchia di Netanyahu avrebbe riferito a Halevi che l’ufficiale in questione aveva una relazione – ritenuta inopportuna – con un’impiegata dell’ufficio del primo ministro. Secondo Channel 13, funzionari della presidenza del consiglio hanno chiesto alla donna di consegnare il suo telefono perché sospettata di aver rivelato informazioni, ma in realtà lo avrebbero usato per estorcerle conversazioni private.
La vicenda sembra essere collegata ai tentativi di ‘assistenti’ di Netanyahu che hanno usato "filmati sensibili" dell’ufficiale per convincerlo a cambiare i protocolli della notte tra il 6 e il 7 ottobre 2023, poche ore prima dell’attacco di Hamas. Le accuse a Braverman sono piombate nel bel mezzo di un altro scandalo, che ha scosso la presidenza del consiglio con l’arresto del portavoce per la sicurezza del premier Eli Feldstein e di altri quattro ufficiali dell’Idf. Il cosiddetto Bibileaks, ossia la fuga di notizie di intelligence, altamente classificate e in possesso soltanto della segretissima Unità 8200 dei servizi militari, trapelate e finite su due giornali internazionali che secondo le accuse sarebbero state veicolate proprio da Feldstein.