Giovedì 4 Luglio 2024
ALEX LUNG
Esteri

Houthi: chi sono e cosa vogliono. Dalla guerra civile nello Yemen al sostegno ad Hamas

Il movimento, nato negli anni Novanta, è uno dei protagonisti principali della recente storia yemenita. I miliziani controllano una grande porzione del Paese, a ridosso delle coste del Mar Rosso

Bologna, 12 gennaio 2024 – Peggiora la crisi in Medio Oriente: la scorsa notte Stati Uniti e Gran Bretagna hanno effettuato una serie di raid contro i miliziani Houthi dello Yemen, rei di non aver rispettato il monito lanciato dalla comunità internazionale per porre fine agli attacchi alle imbarcazioni commerciali nel Mar Rosso. Ma chi sono gli Houthi e perché stanno disturbando il traffico marittimo al largo dello Yemen?

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Le origini

La fazione degli Houthi è emersa negli anni Novanta e riprende il cognome dal suo fondatore, Muhammad al-Houthi o suo fratello Husayn. Il primo nome con cui è stato identificato il movimento è stato tuttavia ‘Gioventù credente’, che aveva l’obiettivo di promuovere la riaffermazione dello Zaydismo, una branca dell’Islam sciita tipicamente yemenita e in passato diffusa anche nell’attuale Iran. Dopo aver governato lo Yemen per secoli, dopo la guerra civile del 1962, gli zaiditi vennero marginalizzati dalla nuova classe dirigente sunnita.

L’affermazione

La ‘Gioventù credente’ aveva presto ottenuto ampio sostegno nella popolazione: nel periodo che va dal 1994 al 1995, più di 15 mila giovani yemeniti avevano preso parte ai circoli scolastici e ai campi estivi organizzati dal movimento. Gli Houthi godevano anche del supporto del presidente Ali Abdullah Saleh, che sarebbe divenuto poi bersaglio della loro propaganda. Nel corso degli anni, infatti, la retorica dei ‘giovani credenti’ diventa sempre di più anti-governativa, fino a metter su una serie di manifestazioni e gravi sommosse in seguito alla decisione di Saleh di sostenere l’invasione americana dell’Iraq nel 2003. Nel settembre 2004, Husayn al-Houthi viene assassinato dall’esercito yemenita. 

La rivolta del 2011

Tra il 2011 e il 2012, durante la Rivolta yemenita nel più ampio contesto della Primavera araba, gli Houthi sono riusciti a prendere il controllo di tre regioni nel nord del Paese: Saada, da sempre la loro roccaforte, al-Jawf e Hajja; ad esse si aggiunge uno sbocco sul Mar Rosso. Dalle nuove postazioni, il movimento avrebbe potuto lanciare un attacco alla capitale San’a’. Sotto pressione, Saleh rinuncia al potere in favore del suo braccio destro, Abdrabbuh Mansur Hadi. Nel novembre 2011 hanno respinto l’offerta di governare in coalizione in cambio dell’immunità per l’ex capo di Stato.

La presa della capitale e la guerra

Nel 2014 gli Houthi tornano all’attacco e nel mese di settembre riescono a prendere il controllo di San’a’ e di altri importanti centri dello Yemen. Il presidente Hadi è di conseguenza fuggito in Arabia Saudita, paese che assiste tutt’oggi le fazioni filo-governative capitanando una coalizione militare araba volta a scardinare i miliziani. Ma la ‘guerra lampo’ voluta da Riyad si è rivelata in realtà un lungo conflitto, che ha causato 250 mila vittime e che è valsa la definizione di “peggior crisi umanitaria del mondo” da parte dell’Onu.

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Il cessate il fuoco e gli attacchi sul Mar Rosso

Nel 2022 è stato siglato un cessate il fuoco, che non ha mai messo realmente fine alle violenze, che continuano su scala ridotta. Gli Houthi, sostenuti invece dall’Iran, puntano infatti a un accordo con l’Arabia Saudita, così da legittimare il proprio ruolo. Nel dicembre dello scorso anno, in sostegno ad Hamas, i miliziani hanno incominciato ad attaccare con raid aerei la città costiera israeliana di Eilat e diverse imbarcazioni commerciali occidentali nel Mar Rosso. Mercoledì scorso, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato una risoluzione che condanna “con la massima fermezza” gli attacchi; 4 gli astenuti, tra cui Russia e Cina. 

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