Roma, 15 dicembre 2023 - I ribelli Houthi rappresentano un pericolo per la navi che transitano nel Mar Rosso, e non solo per quelle israeliane, per questo motivo "vanno affrontati" ha dichiarato il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, in una intervista con i media israeliani. Anche oggi missile balistico lanciato da un'area controllata dai ribelli yemeniti ha colpito una nave mercantile, la MSC Palatium III, attaccata vicino allo stretto strategico di Bab El Mandeb, che collega il Golfo di Aden al Mar Rosso. E' già la seconda nave da quando il governo yemenita di Abdel Malek Houthi, appoggiato dall'Iran, ha giurato di colpire tutte le navi dirette in Israele, in risposta alla guerra contro Hamas.
Sullivan ha assicurato che "gli Stati Uniti stanno lavorando con la comunità internazionale, con i partner della regione e di tutto il mondo per affrontare questa minaccia", sottolineando che "gli Houthi premono il grilletto, per così dire, della pistola che gli viene consegnata dall'Iran". Una convinzione di Washington che certamente in parte è vera, ma solo in parte, come ha spiegato in un'intervista all'Adnkronos l'esperto di Yemen e Golfo presso Chatham House, lo yemenita Farea al-Muslimi.
"E' questione di giorni se non di ore prima che alcuni attacchi specifici colpiscano gli Houthi e lo Yemen" ha ipotizzato Farea al-Muslimi. Un attacco mirato come 'rappresaglia' per i lanci di missili e droni contro le navi commerciali, e proprio perché in ballo ci sono milioni di dollari non tarderà, portato da Washington o da chi per lei.
Il rischio però, secondo l'analista yemenita, è l’inizio di una fase di alta tensione nel Mar Rosso, che continuerà a crescere fino a quando andrà avanti la guerra a Gaza. "Nella regione ci sarà un'escalation contro gli interessi internazionali che vedrà protagoniste tutte le milizie, non solo quelle filo-iraniane. Credo che ad un certo punto inizieranno ad attaccare anche le navi civili, non solo i mercantili. Ora gli Houthi sono l'Asse della Resistenza del Mar Rosso. E chi pensa il contrario si illude".
Farea al-Muslimi, al contrario di altri analisti, ritiene che non basterà trovare un accordo con Teheran per tenere buoni gli Houthi se nella Striscia si continuerà a sparare. "Stupidaggini, gli Houthi sono d'accordo con l'Iran, ma se l'Iran svende Gaza, ciò non significa che anche gli Houthi lo faranno. Con o senza le richieste dell'Iran, gli Houthi attaccheranno quelle navi. Ormai si comportano come l'Iran più dell'Iran. Quindi, anche le questioni relative al rapporto, al comando e al controllo non sono più rilevanti".
A spingere gli Houthi ad esporsi così ci sono secondo l'analista yemenita tre motivi. La prima è la solidarietà con i palestinesi, gli Houthi "hanno davvero a cuore la Palestina - il suo logo dice 'morte a Israele, all'America e agli ebrei' - e crede sinceramente che Israele dovrebbe scomparire". La seconda è una questione interna, vista la "molta pressione a livello locale" gli attacchi pirata alle navi nel Mar rosso è anche una sorta di valvola di sfogo. E la terza sta nelle ambizioni del gruppo ribelle: "Vogliono infine affermarsi, anche in modo criminale, come attore globale nel mondo e nello Stretto di Bab al-Mandab e del Mar Rosso. Quindi, la guerra di Gaza è sicuramente un regalo di Natale anticipato per il gruppo".
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