Hong Kong, 18 agosto 2019 - In migliaia di nuovo in strada a Hong Kong per una marcia di protesta anti-governativa e anti-cinese. Nell'undicesimo fine settimana consecutivo gli abitanti dell'ex colonia britannica manifestano contro la legge sulle estradizioni in Cina. I manifestanti si sono diretti a Victoria Park, nel cuore della città, chiamati dal Civil Human Rights Front. E, secondo
Uno dei leader della protesta, Bonnie Leung, ha invitato a "un giorno di pace", per "mostrare al mondo che la gente di Hong Kong è del tutto pacifica". Una risposta agli scontri violenti tra attivisti e polizia di ieri e della scorsa settimana all'aeroporto della città. Ieri davanti al distretto di Polizia di Mong Kok, gli agenti non hanno lanciato gas lacrimogeni.
Le immagini che arrivano da Hong Kong mostrano già decine di migliaia di persone sotto la pioggia all'appuntamento. Il movimento chiede le dimissioni della governatrice Carrie Lam, elezioni democratiche con suffragio universale e un'indagine indipendente sui metodi brutali usati dalla polizia.
Ieri, a Tamar Park, invece ha manifestato il fronte pro-Pechino, che ha portato in piazza più di 476.000 persone (108.000 secondo le stime della polizia), per il raduno della Safeguard Hong Kong Alliance, la lobby che include i principali leader politici e del business della città.
Ieri anche a New York attivisti in piazza per testimoniare il proprio sostegno ai manifestanti pro democrazia di Hong Kong. Confucius Plaza, teatro della protesta americana, divisa in due con anche i supporters pro Beijing schierati da un lato della piazza.
Sebbene il governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong abbia affermato, in molte occasioni, di aver completamente sospeso gli emendamenti alle ordinanze concernenti l'estradizione e il trasferimento di ricercati, i manifestanti hanno continuato a mantenere alto il livello di guardia mentre Pechino vede nelle manifestazioni un tentativo di minare la sovranità nazionale. Oggi la Cina ha annunciato la prossima sfida, la futura integrazione della provincia del Guangdong (Macao, Hong Kong e Shenzhen) che sembra riproporre la storica contrapposizione tra Berlino Est e Berlino Ovest ai tempi del muro, e dopo la riunificazione della Germania.
Pechino ha annunciato infatti di voler trasformare la città meridionale di Shenzhen, che confina con Hong Kong, in un'area metropolitana pilota per la dimostrazione del socialismo con caratteristiche cinesi. È quanto contenuto in un documento pubblicato dal Comitato Centrale del Partito Comunista cinese e dal Consiglio di Stato, in pratica il governo del gigante asiatico. La realizzazione dell'area dimostrativa "contribuirà ad affermare le riforme e portare avanti un piano di integrazione della vasta area della baia", che comprende Hong Kong e Macao, con in mezzo Shenzhen, "in modo da concretizzare il sogno cinese di rinnovamento nazionale". Entro il 2025, Shenzhen dovrà diventare, secondo i piani di Pechino, una città vetrina, in termini di potenza economica e qualità di sviluppo, e la crescita imposta servirà a integrarsi a Hong Kong superando le attuali divisioni.