Martedì 5 Novembre 2024

Harris-Trump, il politologo: “Ecco gli Stati che conteranno per vincere le elezioni”

Fiorina: la Pennsylvania è in bilico e il governatore vale il 2%. Intanto i candidati litigano su data e canale per il dibattito di settembre. E sulla scelta del vice di Kamala: “Shapiro fa la differenza”

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Washington, 4 agosto 2024 – Scontro tra l’ex presidente Donald Trump e la vicepresidente in carica, Kamala Harris, su quale dovrà essere il ‘terreno’ per il prossimo dibattito televisivo.

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Ufficialmente sarà il primo tra i due candidati alla Casa Bianca, visto che il precedente duello era stato tra Trump e il presidente Joe Biden, che poi si è ritirato dalla corsa presidenziale lasciando il campo a Harris, la quale ha ottenuto la nomination democratica. Il punto è che Trump e Biden avrebbero dovuto partecipare, il 10 settembre, a un confronto su Abc, canale televisivo non apertamente schierato, ma da quando Biden si è fatto da parte, il repubblicano non ha mai confermato di voler partecipare al nuovo dibattito. Viceversa, vorrebbe ora una sfida su Fox News, canale che storicamente ha posizione filo-repubblicane. “Ho concordato con Fox News un dibattito con Kamala Harris per il 4 settembre", ha detto Trump. Ma Harris per il momento non ha ancora accettato. “Deve smettere di giocare a questo gioco e presentarsi al dibattito che si è già impegnato a tenere il 10 settembre” sulla Abc, ha detto Michael Tyler, direttore della comunicazione della campagna di Harris.

Morris P. Fiorina, politologo di Stanford University, è Senior Fellow della Hoover Institution, la prestigiosa think tank diretta da Condolezza Rice, ex capo del dipartimento di stato dal 2005 al 2009 durante la presidenza di Bush figlio. Fiorina è un esperto di politica americana, di democrazia, di rappresentanza, di opinione pubblica e elezioni. Autore di ben 13 volumi e membro dell'American Academy of Arts and Sciences, sta seguendo molto da vicino la campagna elettorale americana.

È di qualche ora fa la notizia dello scambio di prigionieri tra USA e Russia. Il presidente Biden è apparso in video per annunciare questa importante operazione diplomatica, per ringraziare gli alleati dell’America e per sottolineare l’importanza di coltivare le alleanze. È sembrato in perfetta forma. Crede che qualcuno si stia mangiando le mani per averlo costretto al ritiro dalla corsa elettorale?

“Dubito fortemente che la cosa rivesta alcuna importanza. Non è nemmeno la notizia principale negli Stati Uniti. Lo considero un non-evento, quanto al suo impatto sulla scena politica. Lo sapranno in pochi in America e quei pochi se lo dimenticheranno presto”.

Vale la stessa cosa anche per l’intervento di Trump a Chicago alla convention annuale della “National Association of Black Journalists”, l’associazione statunitense dei giornalisti neri?

“Sì. Intanto, Trump ha fatto il solito Trump. Come sempre, dice cose strane e provocatorie. Anche questa, però, è una notizia che piace molto ai media, ma che non ha alcuna rilevanza politica. Non sposterà voti. E poi pochissime persone vedranno mai quel filmato. CNN conta circa un milione di spettatori al giorno. Anche se lo trasmettesse di continuo, gli elettori negli Stati Uniti sono 260 milioni. Capisce le proporzioni. Questi sono eventi mediatici, che fanno rumore sulla stampa ma che non sono veramente significativi in termini di impatto sulla campagna elettorale nel suo complesso”.

E il pugno duro che il governatore della California ha recentemente sfoderato sull’annosa questione dei senzatetto che secondo molti sarebbero troppo tutelati in California a scapito dei lavoratori? Non è un aiuto alla sua amica e collega Kamala Harris?

“Gavin Newsom sta giocando una partita a lungo termine. Nel corso dell'ultimo anno si è mosso molto rapidamente verso il centro su questioni scottanti come la criminalità e i senzatetto. C’è la netta sensazione che stia pianificando la propria candidatura presidenziale, forse già per quest’anno ma sicuramente per il 2028. In vista di una sua possibile candidatura alla presidenza degli Stati Uniti è fondamentale che lui si sposti il più possibile al centro e che eviti di apparire come un liberale (troppo liberale) di San Francisco. E’ per questo che ha messo più soldi a disposizione per la polizia e ha preso posizioni più dure e risolute su diversi temi -- tutte mosse sapienti che lo posizionano molto diversamente da come lo abbiamo visto agire nel passato. ll Gavin Newsom dell'ultimo anno non è lo stesso Gavin Newsom che conoscevamo”.

Dunque nulla a che vedere con Kamala?

“No, assolutamente no. E la ragione sta nel fatto che il riposizionamento di Gavin Newsom è cominciato ben prima che si parlasse di Kamala come la possibile nomination del partito democratico. A dirla tutta, tra gli addetti ai lavori circola la voce secondo cui il motivo per cui nessuno dei governatori democratici importanti si è opposto alla nomina di Kamala sta nel fatto che non ci si aspetta che il partito Democratico vinca questa tornata elettorale. Insomma, se si deve bruciare un nome, meglio che sia quello della Harris e meglio tenere le candidature più forti per il 2028. Il campo sarà libero per gente come Josh Shapiro, il governatore della Pennsylvania, lo stesso Gavin Newsom, o la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer. Una analisi molto cinica, ma anche molto accreditata”.

Rimane anche da sciogliere il nodo sulla vice-presidenza. Chi sceglierà la Harris?

“Non si sa. Il fatto che ci stia mettendo così tanto tempo mi fa pensare che stiano cercando altri nomi rispetto a nomi molto accreditati come Shapiro e Mark Kelly (ex-astronauta, ex capitano dei marines, e senatore dell’Arizona). Se non hanno ancora un nome forse è perché c’è un qualcun altro candidato dietro le quinte. In ogni modo, tutte le nostre analisi del numeri elettorali mostrano che la scelta del vice-presidente non è mai stata particolarmente significativa per l’esito delle elezioni. Ora, è chiaro che se parliamo di stati in bilico, il vice-presidente allora potrebbe fare la differenza. Ad esempio in Pennsylvania Trump è avanti dell'1% e Shapiro come vice di Harris potrebbe portare un 2%. Ma in generale, i numeri ci dicono che la scelta del vicepresidente non produce alcun effetto sistematico significativo”.

Quindi questo vale anche per JD Vance, il vice di Trump?

“Sì, certamente. Tra l’altro Trump era già forte nelle aree in cui Vance porta voti. Un vice che avesse aiutato Trump a raggiungere un elettorato più ampio avrebbe avuto più senso. Aggiungo che, per ora, sembra che Vance non stia aiutando un granché, specie se pensiamo ai passi falsi che ha commesso”.

Sta pensando a quando ha parlato di Kamala e delle donne senza figli come di “gattare”?

“Certo.

Insomma, chi vincerà questa elezione?

“Trump è ancora in testa. I sondaggi mostrano poche novità perché una delle cose che abbiamo imparato nel corso degli anni è che alcuni dei picchi a favore di uno o dell’altro partito che vediamo di settimana in settimana nei sondaggi non corrispondono veramente alla realtà. Non durano nel tempo. Ciò che fotografano sono le preferenze di persone diverse che partecipano di volta in volta ai diversi sondaggi. Voglio dire, quando il tuo partito ha avuto una settimana molto buona, sei più propenso a dire "sì, parteciperò al sondaggio" e quindi non è vero che il supporto per quel partito sia aumentato, è solo che l'altra parte è un po' scoraggiata, quindi non vuole rispondere ai sondaggi. Quindi, quanto siano affidabili certi picchi non lo sappiamo. E un'altra cosa da ricordare è che i sondaggi delle ultime due elezioni hanno sempre sottostimato Trump. Se Trump è avanti di un punto nei sondaggi, e se si conferma ciò che è accaduto nelle altre tornate elettorali, quel punto di scarto corrisponde in realtà a tre o quattro punti. Questo è bene che i Democratici se lo ricordino”.

A quali stati dobbiamo prestare attenzione?

“Sono mesi che sentiamo dire che i democratici hanno un percorso difficile verso la vittoria. Devono vincere Michigan, Pennsylvania e Wisconsin che hanno un bacino elettorale simile e che sono abbastanza correlati. Ma è possibile che provino ad puntare su North Carolina, Georgia, Arizona, Nevada, e quindi che decidano di prendere un percorso a sud. Il percorso tra gli stati del sud è ancora più arduo di quello a nord ma se capiscono di non sfondare negli stati del nord, devono trovare un altro percorso”.

In Europa ci si chiede come mai un paese con 350 milioni di persone non riesca a esprimere candidati nuovi.

“Molte, moltissime persone in America, probabilmente la maggioranza, si chiedono come siamo finiti con questi due candidati, dato quello che abbiamo a disposizione. E dal lato Repubblicano, è successo più o meno come in Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania, dove c'era questa fetta importante di popolazione che è stata ignorata dai partiti mainstream ed è invece stata intercettata da Farage, Salvini, dal National Rally in Francia, l'AfD in Germania. La differenza con Trump è che lui, invece di un terzo partito, ha preso il controllo di uno dei due partiti. Per quanto riguarda la mancanza di cambiamento generazionale, abbiamo questo gruppo di giovani governatori molto interessanti ma c'è una specie di blocco al vertice del Partito Democratico. Penso a persone come Pelosi e Obama che hanno avuto un ruolo importantissimo negli ultimi eventi. Quindi, per tornare ai candidati presidenziali, sì, penso che sia il momento per queste persone di farsi da parte, ma negli Stati Uniti ciò non accade”.

Che fine ha fatto Robert F Kennedy Jr.? E dove andranno i suoi voti?

“Non è chiaro se sarà sulle schede elettorali in molti stati ed è probabile che prenda molti meno voti di quelli che risulterebbero dai sondaggi. Lui incarna una strana miscela di posizioni che penso attragga voti puramente di protesta da parte di elettori che sono fissati su un singolo problema. Ad esempio, i vaccini”.

Cosa non le ho chiesto sulle elezioni americane che secondo lei sarebbe importante far sapere in Europa?

“Intanto c’è da dire che gli europei sono molto più interessati alle elezioni americane rispetto quanto il pubblico americano si interessi di Europa; è sempre stato così. E’ certo che, questioni come la guerra in Ucraina e la NATO saranno argomenti secondari nelle elezioni. I grandi temi saranno la criminalità, l’immigrazione e i confini, e altre politiche domestiche. Certo, si parlerà delle guerre ma non saranno tra i principali temi della campagna elettorale”.

Non ci mette anche l’aborto tra questi temi?

“L'aborto giocherà un ruolo nella campagna, ma minoritario. A Trump, prima di tutto, è chiaro che non interessa molto l'aborto o questioni simili; ha preso la posizione giusta, che è quella di lavarsene le mani e lasciare la questione agli Stati. Certe posizioni antiabortiste estreme che in alcuni Stati portano a politiche molto conservatrici e molto osteggiate dalla maggioranza della popolazione, probabilmente danneggeranno i Repubblicani in alcune delle elezioni a livello più locale. Dall’altra parte, i Democratici, che parlano sempre di aborto e di democrazia, si spendono molto su temi che non compaiono tra i primi quattro o cinque problemi indicati come i più impellenti dalla maggioranza degli americani”.

Un consiglio a Kamala Harris su come vincere le elezioni?

“Non deve apparire come troppo progressista e deve invece puntare sul suo passato come procuratore generale, raccontare quanti criminali ha messo in prigione, cose di questo tipo. In sostanza, l'idea è di cercare di spostarsi verso il centro, ma questo sarà difficile e poi non piacerà ai progressisti dentro al suo partito. Aggiungo che Kamala nell’immaginario comune è associata ai problemi sul confine col Messico, alla mancata gestione della criminalità, e all'energia. Alcuni tra le sue posizioni, ad esempio quelle sulle trivellazioni e la sostenibilità, sono ottime per motivare gli ambientalisti della classe medio-alta, ma certo non dicono nulla alla classe operaia bianca americana, che ha ben altre preoccupazioni”.

E al presidente Trump cosa consiglierebbe?

“Trump dovrebbe limitarsi a non dire cose stupide, ma non riesce a farlo. Penso che sia una mina vagante. Avrebbe l’elezione in tasca, ma rischia di perderla proprio a causa di quello che esce dalla sua bocca”.