Domenica 17 Novembre 2024
GIOVANNI SERAFINI
Esteri

Il testimone della Shoah: "Hamas come i nazisti. Ci attaccano solo per la nostra religione"

Lo scrittore francese Halter: “In pochi giorni 100 attentati antisemiti nel mio Paese. Andrei a Gaza per trattare con Hamas. Dopo la guerra Netanyahu si dimetta"

Parigi, 13 ottobre 2023 – Ci attaccano e ci uccidono perché siamo ebrei. Dai tempi del ghetto di Varsavia la persecuzione non è mai cessata. Siamo condannati a difenderci, ad aver paura, a sapere che il pericolo è sempre in agguato. La paura fa parte del nostro Dna". Scrittore e militante per la pace, Marek Halter è una voce importante della comunità ebraica occidentale. Polacco naturalizzato francese, a 87 anni non rinuncia a sperare che le potenze del mondo si siedano finalmente attorno a un tavolo "per trovare una soluzione dopo decenni di morti e di massacri".

Marek Halter
Marek Halter

Più di 100 attentati antisemiti da sabato scorso nella sola Francia: non c’è mai fine…

"Dobbiamo resistere. Mi confortano le parole di sostegno pronunciate da Joe Biden, dal cancelliere tedesco Scholz, dal presidente francese Macron, dalla premier italiana Meloni, che sentono il dovere di difendere l’esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele. Da parte mia voglio fare un tentativo concreto".

Cioè?

"Voglio andare a Gaza portandomi dietro il maggior numero possibile di rappresentanti religiosi: vescovi, rabbini, imam. Voglio che negoziamo tutti insieme per la vita degli innocenti tenuti in ostaggio da Hamas. Chiederò ai terroristi di Hamas – e bisogna far presto – che cosa vogliono in cambio della liberazione dei prigionieri, e lo riferirò al governo di Israele".

Negoziare con Hamas?

"Io avrei negoziato anche con Hitler pur di evitare il peggio. Bisogna discutere non solo con Hamas, ma anche con Israele: non si può bombardare la popolazione di Gaza, tagliare acqua ed elettricità, chiudere ogni via d’uscita. La violenza genera violenza".

Chi ha le responsabilità maggiori?

"L’odio che anima gli uni e gli altri. I palestinesi hanno diritto ad avere una patria, ma troppi di loro assomigliano a Caino e uccidono i loro fratelli. Il territorio di Gaza, che riceve sovvenzioni enormi, avrebbe potuto diventare la Singapore del Medio Oriente. Invece, quando sono andati al voto, i palestinesi hanno scelto Hamas. Si sono fatti manipolare dall’Iran".

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È l’Iran che ha scatenato gli attacchi di questi giorni contro Israele?

"Non ci sono dubbi. L’Iran, il Paese che decapita le donne perché non portano il foulard, ci ha messo settimane a preparare quest’azione, consegnando droni, missili e armi agli uomini di Hamas. Adesso c’è il rischio che questo sia solo l’inizio: dopo potrebbero entrare in scena gli Hezbollah, Al Qaeda, l’Isis, tutti i gruppi terroristici che sono ben radicati in Medio Oriente. L’estrema conseguenza potrebbe essere una guerra fra l’Occidente e i Brics, quel gruppo di Paesi (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) del quale l’Iran farà parte dal 1° gennaio 2024".

Parliamo di Netanyahu. Che futuro ha?

"Dovrà per forza dimettersi. Non adesso, in piena guerra: fra qualche mese. E dopo dovrà passare davanti a una corte marziale per essere giudicato. La sua condotta è stata imperdonabile: ha lasciato indifesa la striscia di Gaza per proteggere gli ortodossi estremisti e i coloni della Cisgiordania. Una follia. Netanyahu è un leader finito".

Lei ha detto che Hamas in un giorno ha ucciso più ebrei che i nazisti durante una settimana nel ghetto di Varsavia. Lei quel ghetto lo ha conosciuto personalmente…

"Ero un bambino. C’erano 500mila persone intrappolate, seviziate, massacrate: tre anni di orrore, di fame e di violenze, fino alla rivolta del 1943".

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Durante la guerra del Kippur del 1973 lei prese parte diretta a negoziati fra Sadat e Golda Meir.

"Accompagnai Sadat a Gerusalemme per un incontro con la Meir che non ebbe un gran successo. Sadat era pronto a fare la pace ma chiedeva che l’esercito israeliano si ritirasse dalla Bar-Lev, una sorta di linea Maginot costruita lungo il canale di Suez. Golda Meir era d’accordo, ma i suoi generali no. Il risultato fu che gli egiziani inaspettatamente sfondarono la linea e Meir fu costretta a dimettersi".

Golda Meir, Shimon Peres, Yitzhak Rabin: altri tempi…

"E altri leader… Oggi siamo nudi. Non abbiamo più profeti. Possiamo solo navigare a vista nelle acque minate di questa nostra epoca".