Venerdì 20 Dicembre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Domino del terrore, da Hamas agli Houthi: la crisi degli scherani indebolisce l’Iran

Da decenni la teocrazia usa i proxy per esercitare la sua influenza nell’area. L’Idf ha decapitato la milizia palestinese e l’organizzazione libanese

Roma, 5 ottobre 2024 – Come in un domino del terrore, il momento di crisi attraversato dell’Iran sta provocando un indebolimento dei proxy che, fino ad ora, avevano portato avanti azioni ostili contro Israele e impensierito l’Occidente su più livelli. Hamas, Hezbollah, gli Houthi. Organizzazioni paramilitari, terroriste, diverse fra di loro per struttura e collocazione all’interno dell’Islam, e con un diverso grado di autonomia dall’Iran. Ma con un unico denominatore: l’odio verso Israele, mascherato da difesa del popolo palestinese. La crisi del regime degli ayatollah potrebbe provocare anche una battuta di arresto di queste organizzazioni che però, in parte, hanno anche dimostrato di saper agire in autonomia.

Raid israeliano in Libano
Raid israeliano in Libano

Hamas

Il gruppo islamista sunnita, nato nel 1987 durante la Prima Intifada, non si è ancora ripreso dall’assassinio, lo scorso luglio, di Ismail Haniyeh, ucciso proprio mentre si trovava a Teheran per partecipare ai funerali di Raisi. Nonostante risiedesse con i suoi più stretti collaboratori in Qatar, la sua scomparsa ha determinato uno choc dentro la Striscia di Gaza e nello stesso Iran. Haniyeh era un personaggio di riferimento, dirigente dell’organizzazione terroristica fin dalla sua fondazione. Non prendeva parte concretamente alle operazioni militari di Hamas, ma era considerato una delle menti degli attentati del 7 ottobre e soprattutto era colui che gestiva i contatti del mondo musulmano. Non solo con l’Iran, con il quale, sebbene sunnita e non sciita, aveva un dialogo diretto, soprattutto per il coordinamento delle operazioni militari. Non solo. Nonostante fosse a capo di un gruppo armato, Haniyeh era in contatto con tutte le diplomazie del mondo arabo, che lo apprezzavano per il suo pragmatismo. Un vuoto che il suo successore, Yahya Sinwar, anche lui sulla lista nera di Israele, non riesce a colmare.

Hezbollah

Il ‘Partito di Dio’, nato nel giugno 1982 e riconosciuto come organizzazione terroristica nel 1997, attualmente conta 15 deputati nel Parlamento libanese. Grazie al supporto economico iraniano è riuscito a crescere nel corso degli anni e a dare vita a uno degli eserciti più numerosi e meglio armati del Medioriente. Un risultato reso possibile anche all’invio di armi da parte della Russia, che vede in Libano e Siria due Paesi molto importanti per l’esercizio del soft power sulla regione. Lo scorso settembre, in appena una settimana sette dei più alti dirigenti del movimento sono stati uccisi da operazioni di intelligence israeliane. Fra questi c’era anche Hassan Nasrallah, fra i fondatori di Hezbollah e considerato il leader carismatico e in grado di colloquiare con gli altri gruppi armati. Secondo fonti israeliane, l’Idf avrebbe messo fuori uso metà dell’arsenale accumulato in trent’anni.

Houthi

Sono l’organizzazione meno nota e più atipica. A maggioranza sciita, sono in primo luogo un fattore di destabilizzazione per il loro Paese di provenienza, ossia lo Yemen. Rispetto a Hezbollah, ha un rapporto diverso con Teheran. Gli Houthi infatti non dipendono economicamente. La loro è più un’affinità politica fondata più che sulla solidarietà con il popolo palestinese, su una forte retorica anti imperialista, oltre, ovviamente, alla comune avversione per l’Arabia Saudita, che ha contribuito e non poco a cementare l’alleanza. Il loro punto di forza è il controllo dell’ingresso del Mar Rosso dove, dal 7 ottobre hanno attaccato le navi occidentali, lasciando passare indisturbate quelle russe e cinesi. Adesso che Teheran è debole, potrebbero decidere di allentare la presa, anche per evitare ritorsioni dai sauditi.