Martedì 12 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Esteri

Hamas, gli stupri del 7 ottobre: dall’Onu le prove dell’orrore

La docente Herzig: "C’è troppo silenzio, le violenze siano riconosciute l’8 marzo dai movimenti femministi"

Roma, 6 marzo 2024 – Duro scontro tra Israele e Hamas anche riguardo al Rapporto Onu sulla violenza sessuale nei conflitti, firmato dalla inviata speciale Pramila Patten e diffuso due giorni fa. Secondo il team degli osservatori, sarebbero "fondati" i motivi per ritenere che i miliziani di Hamas abbiano perpetrato "violenze sessuali, inclusi stupri e stupri di gruppo", durante l’offensiva del 7 ottobre. E benché il Governo Netanyahu non avesse collaborato con il team di inchiesta per sfiducia nelle Nazioni Unite (arrivando perfino a richiamare il suo ambasciatore all’Onu), Israele ha fatto subito sapere di accogliere "con favore il riconoscimento definitivo del fatto che Hamas ha commesso crimini sessuali". Respingendo d’altro canto l’invito, sempre contenuto nel rapporto, a indagare sulle accuse palestinesi riguardanti "violenza sessuale da parte di elementi israeliani". Si tratterebbe, per Israele, solo di "una beffarda manovra palestinese deliberatamente volta a creare un’intollerabile equivalenza".

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Tamar Herzig
Tamar Herzig

Di tutt’altro segno, prevedibilmente, la reazione di Hamas. Che "respinge" e "deplora" il rapporto delle Nazioni Unite, come ha dichiarato il movimento islamista palestinese in un comunicato. Le "accuse" di stupro e violenza sessuale commesse da membri di Hamas durante l’attacco sono "false" e "infondate", e il rapporto delle Nazioni Unite "non cita alcuna testimonianza delle vittime", ha affermato Hamas.

Alta tensione, dunque, all’indomani della diffusione del Rapporto Patten, 24 pagine che trovano una sintesi in poche, terribili parole-chiave: "Violenza sessuale, mutilazione genitale, tortura sessualizzata e trattamenti inumani".

Il team di Patten ha visitato Israele tra il 29 gennaio e il 14 febbraio nel corso di una missione volta a raccogliere, analizzare e verificare informazioni sui presunti casi di violenza sessuale negli attacchi del 7 ottobre. Patten ha spiegato di aver incontrato con il team 34 persone fra testimoni, soccorritori e investigatori e 33 istituzioni israeliane e di aver visionato 5mila foto e una cinquantina di ore di video. I luoghi degli stupri individuati sono il festival di Reim, la Statale 232 e i kibbuz nei pressi della Striscia.

Intanto, a Roma, Tamar Herzig, studiosa israeliana specializzata in storia e cultura italiana, in prima fila contro "il silenzio e il negazionismo sulle violenze sessuali" commesse da Hamas in Israele, lamenta l’attesa di ben cinque mesi per il Rapporto Onu e non nasconde, riguardo alla questione delle violenze sessuali sulle donne israeliane, la sua "delusione come femminista": perché, spiega, "nel mondo non si parla di quello che è successo alle donne in Israele il 7 ottobre". Dunque, incalza, "io non lavoro per il Governo e sono molto critica verso di esso, ma pur essendo molto critica su Gaza e la situazione umanitaria, questo non legittima il silenzio assordante sulle sofferenze delle donne ebree".

Herzig insiste, quindi, su quella che è diventata la causa della sua vita: "Chiedo che le violenze sessuali commesse sulle donne ebree vengano riconosciute l’8 marzo dai movimenti femministi italiani ed europei, anche da "Non una di meno" che se ne dimentica sempre. Riconoscere la sofferenza delle donne israeliane non significa cancellare quella delle donne palestinesi. Si possono riconoscere entrambe, una non cancella l’altra".